perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

giovedì 29 settembre 2011

Haamiah, angelo 38, dei nati fra il 29 settembre e il 3 ottobre

Haamiah, o Ha‘amiyah, è il 38esimo Soffio e il sesto raggio angelico nel Coro marziano degli Angeli Potestà, nel quale amministra le energie di Venere. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 5° al 10° della Bilancia ed è l'Angelo Custode dei nati dal 29 settembre al 3 ottobre. I sei Angeli Custodi della Bilancia sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone sensibili e altruiste, equilibrate e con un profondo senso della giustizia; spesso intimamente volte al sapere metafisico. Amanti della Bellezza e dell'arte, sono affascinanti e istintivamente impegnati nella ricerca dell'armonia per sé e per gli altri.
Il nome di Haamiah significa “Dio speranza di tutti i figli della Terra"
Il dono dispensato da Haamiah è la CELEBRAZIONE o la RITUALITA'.
Sul piano individuale questo angelo protegge la persona da ogni forma di energia negativa (compresi gli incidenti), mentre sul piano collettivo domina tutti i culti religiosi. La sua energia dosa saggiamente le energie di Marte e quelle di Venere, che risultano così vitalizzate l'una dall'altra, e fa discendere verso il nostro mondo materiale la bellezza e l'armonia del Mondo Superiore. In questi giorni sono nate alcune personalità eminenti il cui influsso si è espresso in modi e direzioni che paiono opposti, ma che ruotano intorno alla stessa, eterna lotta fra le forze della pace e quelle della guerra: da Enrico Fermi, una delle menti il cui lavoro fu cruciale per l'avvento della bomba atomica, al Mahatma Gandhi, icona assoluta della non-violenza. 
Secondo Haziel questo angelo associa la pienezza materiale al lavoro umano. I suoi protetti sono spinti ad estrarre le ricchezze dall'ambito materiale: se non sapranno realizzare questo lavoro dentro di sè, estraendo dalle proprie viscere e dal proprio cuore tutta la bellezza che vi si cela, sapranno farlo almeno sul corpo della Terra, portando alla luce tesori naturali o agendo per la bellezza fisica, per esempio attraverso l'architettura. I suoi protetti che lo invocano otterranno da lui Pace, Amore, Arte e Spiritualità a piene mani. Anche la partita denaro potrà essere molto attiva, in quanto la Società renderà alla persona, anche sotto forma di denaro, quanto le deve in rapporto alle sue attività trascorse. Nelle personalità Ha'amiah si rileva la presenza costante di un estremo rigore morale e di un forte anelito alla spiritualità. I suoi giorni comprendono 2 date importantissime sul piano delle energie angeliche nel loro complesso: e cioè il 29 settembre (giorno di san Michele, l'Arcangelo guerriero a capo di tutte le schiere angeliche), e il 2 ottobre (il giorno dedicato agli Angeli Custodi nel loro complesso). Ma proprio per questo le energie avversarie di questo angelo rappresentano forze oscure e distruttive a loro volta potenti.
L'energia di Haamiah ce ne difende aiutando a vedere l'essenziale, e assistendoci nel creare degli schemi utili a programmare la nostra vita. Nel trigramma del Nome la lettera heth (barriera) proviene da: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si mise dietro di loro" (Esodo 14, 19). La ayin (occhio), da: "questa nube era tenebrosa da un lato, dall'altro rischiarava la notte" (Es. 14, 20). La mem (acqua), da: "e l'Eterno ritirò il mare con forte vento da Oriente (l'Est)" (Es. 14, 21). Il rebus formato dalle tre lettere, in relazione alle loro origini, dà l'immagine dell'iniziazione alla conoscenza: per questo Haamiah è considerato anche l'angelo dell'Iniziazione e degli impulsi che la promuovono. 
Haamiah secondo Sibaldi
Nella radice del Nome heth-ayin-mem c'è il concetto: "io trovo la ragione delle perversioni come dell’ordine morale". Enrico Fermi, che aprì la strada alla bomba atomica; il Mahatma Gandhi, che nel frattempo mostrava al mondo il potere della non-violenza; il romanziere Truman Capote, che (nonostante fosse mitissimo) si dedicò per anni a studiare nei dettagli, come affascinato, il massacro compiuto da un paio di disadattati, e lo narrò poi crudamente in A sangue freddo: erano tutti e tre Ha‘amiyah, e in modi diversi illustrano bene il duro compito che quest’Angelo delle Potestà affida ai suoi protetti.  
Dice Sibaldi che il lato buio della mente umana, la malvagità, l’impulso alla distruzione, i modi e i mezzi, anche, che alla distruzione si offrono, sono il territorio che gli Ha‘amiyah possono e devono assolutamente esplorare, perché in qualche modo vi giunga la luce - sia essa la luce della ragione, del cuore, o del dominio della mente scientifica sulle energie temibili ma pur sempre immense che là si trovano. Essi devono illuminare quelle tenebre: non viene perdonata loro né la comprensibile paura dei mostri nascosti laggiù, né quella del contagio del male, o delle conseguenze: è troppo importante, per l’economia dell’universo, che qualcuno estenda anche da quella parte i confini della coscienza. E' in questo compito, per quanto duro, che questi nati possono trovare realizzazione e salvezza, mentre coloro che restano renitenti quella paura genera puntualmente disturbi psichici ingombranti: incubi ricorrenti o fobie, oppure un continuo sforzo di reprimere le proprie emozioni, come per non destare un qualcosa di tremendo che in esse sia acquattato, ma quanto più le reprimono tanto più sorge in loro il sospetto che le cose terribili da cui vogliono distogliersi siano proprio in loro. Il che è vero, eppure resta una verità parziale: l’Inammissibile è in chiunque, ma gli Ha‘amiyah ne hanno la chiave, come la principessa aveva la chiave della stanza segreta di Barbablù. Di più: gli Ha‘amiyah sanno, sentono che proprio là dentro, nel buio, nel brutto, nel pericoloso, si trovano elementi preziosi da trasformare in ricchezze dello spirito; lì è l’altra faccia della verità, senza la quale ogni destino, ogni sentimento rimangono incompleti. Non per nulla Fermi scoprì, oltre agli elementi fondamentali della Bomba, anche i primi principî della fisica delle particelle: indagava le possibilità della materia e non della psiche, ma nulla meglio delle sue scoperte ha dimostrato quanto i due tipi di ricerca vadano di pari passo: gli uomini sono quel che sanno e che possono fare con ciò che sanno! Non trattengano dunque, gli Ha‘amiyah, il loro desiderio di conoscenza: smettano di sospettare di sé e si lascino guidare dal loro istinto di principesse curiose, sia che si tratti di analizzare pulsioni distruttive o esplosivi. Nessuno può saperne più di loro! Secondo una tradizione della Qabbalah, il Nome di quest’Angelo fu la formula sacra che Giacobbe udì quando vide la scala che congiunge il cielo e la terra, e che suo figlio Giuseppe pronunciò nel proprio cuore quando venne salvato dal pozzo in cui l’avevano precipitato i fratelli e, in seguito, dalle prigioni egiziane. Con quello stesso potere ascendente e liberatore, gli Ha‘amiyah possono aprire sia a se stessi, sia soprattutto agli altri prospettive nuove e rivelatrici. Non per niente questi nati, se prestano ascolto al proprio angelo, hanno la capacità di aprire stanze segrete e di sondare pozzi profondi, tanto che amano più di ogni cosa poter "guidare qualcuno - anche un intero popolo, come nel caso di Gandhi - fuori dai guai in cui l’hanno fatto sprofondare i suoi intimi conflitti e le sue resistenze a conoscere se stesso. Con questa loro capacità di aprire stanze segrete e di sondare pozzi profondi, possono perciò divenire luminari sia della psiche sia della pubblicità, guru o talent scout, registi (Michelangelo Antonioni) o giudici istruttori (Antonio Di Pietro), oltre che naturalmente scrittori – in special modo di thriller, come lo Ha‘amiyah Graham Greene. Molti sono attratti anche dalla carriera militare o dalla pubblica sicurezza: e non certo per voglia di potere o per bisogno di autorità, ma perché in quei settori si possono osservare ancor meglio che altrove le passioni oscure degli uomini; degno di nota a questo riguardo è il fatto che il gruppo musicale che portò al successo lo Ha‘amiyah Sting si chiamasse proprio The Police. Ciò che invece non li interessa proprio sono i traguardi sociali che i più ritengono desiderabili: denaro e prestigio li irritano addirittura, se non altro perché la maggior parte della gente fa sempre riferimento a una di queste cose per imbastire frettolose interpretazioni delle malefatte proprie e altrui. E, come puntualmente avviene alle persone davvero disinteressate, gli Ha‘amiyah finiscono con il guadagnare molto o moltissimo proprio là dove avevano trascurato l’aspetto finanziario di qualche loro appassionata iniziativaPuò avvenire, certo, che a causa di traumi o tormenti di varia origine, la loro dimestichezza con l’Inammissibile ecceda e fraintenda nefandamente se stessa: così avvenne, pare, a uno dei più torbidi e perversi re d’Inghilterra, Riccardo III. Oppure che li inclini al fanatismo religioso, da telepredicatore nevrotico. Ma è raro. E' ben più frequente quel tipo di Ha'amiah non realizzato che in genere si ammazza di lavoro o magari divora cultura per non accorgersi di sé, da un lato; dall'altro per cercare spasmodicamente obiettivi che basti alle sue prorompenti energie. Ma non ne troverà mai nel mondo delle persone perbene: i nati di questo angelo sono venuti «non per i giusti, ma per i peccatori»: solo scoperchiando segreti e disintegrando vampiri potranno tornare a casa tranquilli, la sera, a godersi un meritato riposo.
In alternativa, potranno diventare essi stessi grandi peccatori, tradendo del tutto la loro energia di nascita per abbandonarsi a quella del suo angelo avversario: non c'è dubbio che in questo caso saranno degli abili mentitori e grandi criminali, persone che sapranno utilizzare molto efficientemente il loro fascino per i fini più abietti.
Qualità di Haamiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Haamiah sono grande dolcezza, compassione, altruismo, diplomazia, cortesia, verità, trascendenza, comprensione dei cerimoniali e amore per la ritualità religiosa. L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Ambolin e rappresenta le difficoltà economiche e la menzogna. Ispira la visione materialista e opportunista delle cose, instilla la falsità nella mente e nel cuore dell'uomo. Causa ateismo, mancanza e disprezzo di principi religiosi, facilità d'errore, spirito materialista, rovesci economici, povertà materiale. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Haamiah si chiama  "il circuito". La definizione di buco nero (Sost.) recita: «1) Fenomeno cosmologico con un campo gravitazionale così forte che persino la luce non riesce a sfuggirgli. 2) Qualcosa che sembra un buco nero, nel senso che consuma incessantemente una risorsa: ad esempio un buco nero economico». Secondo la Kabbalah, la meditazione su questo Nome è appunto volta a sfuggire alla forza gravitazionale, che blocca e danneggia su qualunque piano, attivando il "circuito". Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: questo nome mi aiuta a ricevere mentre condivido e a condividere mentre ricevo. Posso vedere l'opportunità che la condivisione mi dà e sono conscio che mentre ricevo con giusta coscienza sto anche condividendo. Questo è il circuito della vita; mi connetto ad esso e sfuggo al buco nero per entrare nella Luce.
Esortazione angelica
Haamiah esorta a "far nascere dalle acque infette l'acqua pura": esaltare la Bellezza, combattere ogni corruzione.  
Giorni e orari di Haamiah
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Haamiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 14 febbraio, 28 aprile, 11 luglio, 24 settembre, 5 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.12.20 alle 12.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Haamiah è il 9°versetto del Salmo 90: Quoniam tu es, Domine, refugium meum, Altissimum posuisti habitaculum tuum (poiché sei tu mio rifugio, o Signore, ponesti altissima la tua dimora).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice aleph-nun-yod risponde alla configurazione: "il Papa - la Torre - la Morte", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede il Papa (mediatore, ponte, ideale): che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale? La Torre o Casa di Dio: (l'apertura, l'emergere di ciò che stava chiuso) con chi o con che cosa devo rompere? da quale prigione mi sto liberando? quali energie si sbloccano dentro di me? quale gioia mi attende? la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione, chiusura di un ciclo): cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare? cosa si sta trasformando dentro di me? qual'è la mia ira? 
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra 29 settembre e il 3 ottobre. L'angelo Haamiah appartiene al Coro degli Angeli Potestà guidato dal severo Arcangelo Camael. Il segno della Bilancia e la decade che qui interessa (24 settembre-3 ottobre) sono entrambi dominati dall'Arcangelo Haniel, energia della Bellezza. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Haamiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Salvatore Castelbuono, vigile urbano; Walter Rossi, attivista politico; Roberto Crescenzio, studente; Adolfo Parmaliana, politico e docente; Paolo Mirmina, sindacalista.

sabato 24 settembre 2011

Aniel, angelo 37, dei nati fra il 24 e il 28 settembre

Aniel, o ’Aniy’el, è il 37esimo Soffio e il quinto raggio angelico nel Coro marziano degli Angeli Potestà, nel quale amministra le energie solari. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dallo 0° al 5° della Bilancia ed è l'Angelo Custode dei nati dal 24 al 28 settembre. I sei Angeli Custodi della Bilancia sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone sensibili e altruiste, con un profondo senso della giustizia; affascinanti, amanti della Bellezza e dell'arte.
Il nome di Aniel significa “Dio delle virtù"
Il dono dispensato da Aniel è la PERCEZIONE RIVELATRICE.
Si dice che Aniel rafforza nei suoi protetti la Volontà, rappresentata appunto dalle energie del Sole, facendo di loro persone determinate, volitive e integre. L'energia di Marte si manifesterà invece nella Coscienza (governata dal Sole), eliminndo gli errori passati (e il male che ne deriva) e dando all'individuo un carattere equilibrato, privo di aggressività. Dice Haziel che Aniel è l'Angelo chiamato a renderci intelligibile il Disegno Divino. Tuttavia è impossibile apprendere alcunché senza fatica e la caratteristica di Aniel, strettamente legato alla severità dell'Arcangelo del suo Coro, è proprio guidare all'evoluzione attraverso le esperienze e la fatica. Aniel, dunque, mira a farci compiere un lavoro da noi precedentemente omesso; un esito a cui ci spinge la sua discreta insistenza; e allo stesso tempo se invocato corre in nostro aiuto. Tramite Aniel il Messaggio Divino ci penetrerà intensamente o meglio, ne prenderemo nitida coscienza qualora ce ne fossimo parzialmente scordati. L'Azione di Aniel arreca al Mondo un numero ingente di persone dotate di grande energia, che in modo fermo e deciso dispiegano la loro Volontà in seno alla compagine sociale.  Aniel è in effetti anche l'Angelo delle grandi potenzialità; con il suo aiuto i suoi protetti potranno raggiungere la celebrità attraverso il lavoro in qualunque campo; domina sulle scienze, rivela i segreti della natura, ispira le mediazioni e le intuizioni dei saggi e porta la vittoria, liberando da avversità e nemici. Infine è portatore di Amore, e spesso conduce i suoi nati a trovare l'amore proprio nell'ambito del lavoro. Secondo la Tradizione si invoca Aniel anche per vedere oltre le cose e nel futuro.  Viene chiamato anche "Dio Rivelatore" in quanto, per aiutarci a realizzare i nostri sogni, può farci scoprire tesori nascosti, anche di tipo materiale. L'oro e il denaro stesso, infatti, se usati per il Bene sono anch'essi una sorta di "luce condensata" che, utilizzata per realizzare un progetto elevato, consente di agire con maggior efficacia e facilità.
Aniel secondo Sibaldi
Sibaldi ha scritto molto su questo angelo, a partire dal significato di ’Aniy che in ebraico è «io»; e dato che El indica la divinità consegue che tra i significati del nome ’Aniy’el vi sia anche: «il mio io è il Dio creatore». Nella radice aleph-nun-yod c'è inoltre il concetto: «la mia energia (aleph) diventa reale (N) quando si vede (Y)»; che si potrebbe anche interpretare come: "io divento reale quando mi guardano". Il nostro io è infatti quel che noi riusciamo a manifestare della nostra energia vitale. E aggiunge: che gli ’Aniy’el siano egocentrici è dir poco. Fin da bambini si assuefanno all’attenzione altrui come a una droga che devono consumare in dosi sempre maggiori: possono così arrivare a compiere anche imprese notevolissime, purché un pubblico li stia guardando. Se li si ignora, però, deperiscono; quando non pensano all’effetto che faranno, pensano cose sbagliate; quando hanno esaurito tutte le loro trovate per sorprendere o incantare gli spettatori (e capita ogni tanto), si lasciano prendere dal panico, o precipitano nella disperazione. I loro nemici più insidiosi sono, naturalmente, l’impazienza di essere apprezzati e lodati e l’incubo di essere disapprovati. Ma è proprio in relazione a quanto riescono a dominare l’una e a ignorare l’altro che cambia la qualità del loro "spettacolo", nonché la durata della loro fama o il bene che come public persons potranno fare agli altri. Sibaldi ci fa anche notare come Berlusconi, in Italia, appaia come un perfetto esempio di "Aniy’el pubblico in azione"; ma in realtà Berlusconi è sfiorato dall'energia di questo angelo solo di striscio: essendo nato il 29 settembre (proprio come il suo "avversario" Bersani!) appartiene già all'angelo Haamiah. 
Tornando agli Aniel e alle ragioni che spesso nutrono della loro ansia di celebrità, c'è da dire che la loro energia è enorme e i loro bisogni individuali sono invece scarsi per mille motivi: senso di inferiorità, disamore per se stessi, tendenza al vittimismo, vaghi sensi di colpa eccetera. Per quanto li riguarda, potrebbero benissimo saltare due pasti al giorno e dormire, magari sul divano, cinque notti a settimana. A differenza, dunque, della maggioranza dei loro contemporanei che si sfiniscono per garantirsi appena il minimo di superfluo, gli ’Aniy’el si accorgono di disporre d’una valanga di vitalità inutilizzata, che possono utilizzare anche per diventare public persons. Poiché tutti sono attratti dalla vitalità superflua come una mosca dal miele, capita loro del tutto naturalmente di ritrovarsi al centro dell’attenzione. Hanno talmente tanto da dare! È sufficiente che adeguino la loro energia in sovrappiù ai bisogni degli altri, e per attori come loro non c’è nulla di più facile. C'è bisogno di divi, eroi idealisti, personaggi brillanti da ammirare? E gli ’Aniy’el diventano esattamente così come la gente li vuole. Se la gente ha bisogno di ammirare qualcuno che sappia desiderare moltissimo, fingono di avere bisogni enormi. Allo stesso modo potrebbero trasformarsi in santi o in atei radicali, in filibustieri o in benefattori, in servi o in dittatori, purché qualcuno gli dimostri che è quel che si vuole da loro. In tal modo il loro senso di inferiorità è medicato dall’approvazione, il loro eccesso d’energia trova uno scopo, il pubblico trova in loro uno specchio e si stabilisce uno scambio per tutti fruttuoso. Potrebbero dare anche qualcosa di meglio e di più dei bisogni medi della maggioranza: ma poiché non vogliono correre il rischio di venire ignorati imparano presto a mettere in secondo piano, nella carriera pubblica, tutto ciò che la loro epoca non saprebbe ancora apprezzare.  Tra gli ’Aniy’el celebri della nostra epoca ci sono Brigitte Bardot e Sandro Pertini; ma anche Jovanotti e Zucchero Fornaciari. Alcuni incontrano qualche complicazione: il filosofo Martin Heidegger, per esempio, pare abbia sofferto non pochi tormenti interiori adeguandosi alle esigenze della Germania nazista; l’amatissimo romanziere Francis Scott Fitzgerald si esaurì precocemente, e anche tragicamente, nel suo ruolo forzato di intellettuale alla moda. Ma non possono farci nulla: per gli ’Aniy’el il richiamo della popolarità è irresistibile, la mole della loro energia in sovrappiù richiede di essere smaltita. Christopher Reeve (che restò paralizzato poco dopo aver impersonato Superman), seppe fare perfino dela sua malattia un generoso "spettacolo", a beneficio di tutti. Naturalmente lo spettacolo può avvenire anche a beneficio di un pubblico ristretto: è il caso degli Aniel che fanno gli insegnanti, o perfino i commessi in un negozio, o gli addetti alla reception di un albergo. Splendida, magica quasi, è la sorte degli ’Aniy’el che sanno adattarsi. C’è chi li detesta, ma che importa? Anche l’odio è una forma di attrazione di cui sanno andare fieri. Ma se per eccesso di talento e di coscienza etica, per avventura o per rabbia osano trasgressioni ai gusti del loro tempo, possono incappare in gravi conseguenze: come fu per Caravaggio, furente e disperato nella sua solitudine, o per Thomas Stearns Eliot, che pagò la sua originalità con una violenta depressione. Quanto all’ansia che sempre li perseguita, spingendoli al perfezionismo e all’ossessivo controllo di se stessi e dei loro collaboratori, per loro è in fondo un prezzo modico da pagare. Può avvenire, certo, che si sentano un po’ soli nella vita privata, come sempre capita a chi si profonde troppo per il pubblico; o che ogni tanto, tra sé e sé, si annoino del proprio conformismo, come potrebbe annoiarsi un pesce rosso nella sua boccia di vetro. Ma anche in campo affettivo e nel buon gusto le loro esigenze personali sono talmente piccole, che queste malinconie non arriveranno mai a turbarli seriamente. Non temano, dunque. Il loro compito è rispecchiare e inebriare, e la gente ha bisogno di qualcuno che lo sappia fare. Per questo la Provvidenza ha scelto loro: accettino, e non avranno rimpianti.
Qualità di Aniel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Aniel dona coraggio, carattere pragmatico, inventivo e deciso; rettitudine, pensieri proficui ed elevati. L'angelo a lui contrario si chiama Bubanah e rappresenta le difficoltà che perdurano. Ispira i ciarlatani e coloro che vivono ingannando il prossimo, instillando nelle persone la paura di cambiare, l'inganno, il vaniloquio; causa difficoltà economiche e ostacoli duraturi, che sembra impossibile rimuovere. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Aniel si chiama  "il quadro generale". Secondo la Kabbalah, infatti, questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace ad attingere la visione di insieme, andare oltre l'impressione superficiale e ristretta. In altre parole, se vogliamo cogliere il vero senso della vita, queste lettere ci danno la visione che consente di comprendere le benedizioni che si celano proprio negli ostacoli e nelle sfide che affrontiamo. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: Questo nome eleva la mia percezione degli effetti a lungo termine di tutte le mie azioni. Attingo la capacità di vedere le sfide spirituali in ogni momento, prima ancora che esse divengano fondamento di caos e di crisi.
Esortazione angelica
Aniel esorta a coniugare e ad armonizzare fra loro sentimento e ragione per dare la massima efficacia alla propria azione nel mondo volta a diffondere verità e comprensione delle leggi cosmiche.  
Giorni e orari di Aniel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Aniel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 13 febbraio, 27 aprile, 10 luglio, 23 settembre, 4 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.12.00 alle 12.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Aniel è l’8° versetto del Salmo 25: l' 8° versetto del Salmo 79: Deus virtutum converte nos, ostende faciem tuam et salvi erimus (Dio delle virtù convertici, fai risplendere il tuo volto e noi saremo salvati).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice aleph-nun-yod risponde alla configurazione: "il Mago - la Temperanza - la Ruota", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede il Mago (l'inizio, la scelta): che cosa sto cominciando a fare? che cosa sto scegliendo? come posso canalizzare la mia energia? Chiede la Temperanza (protezione, circolazione, guarigione): che cosa mi protegge? quale rapporto devo mantenere con me stesso? che cosa devo curare? Chiede la Ruota (il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? Con il suggerimento a liberarci dalle energie negative e giungere a liberare e armonizzare le nostre emozioni.
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra 24 e il 28 settembre. L'angelo Aniel appartiene al Coro degli Angeli Potestà guidato dal severo Arcangelo Camael. Il segno della Bilancia e la decade che qui interessa (24 settembre-3 ottobre) sono entrambi dominati dall'Arcangelo Haniel, energia della Bellezza. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Aniel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Lenin Mancuso, autista; Mauro Rostagno, giornalista; Piero Coggiola, dirigente d'azienda.

domenica 18 settembre 2011

Menadel, angelo 36, dei nati fra il 18 e il 23 settembre

Menadel, o Manade’el, è il 36esimo Soffio e il quarto raggio angelico nel Coro marziano degli Angeli Potestà, nel quale amministra proprio le energie di Marte. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° della Vergine ed è l'Angelo Custode dei nati dal 18 al 23 settembre. I sei Angeli Custodi della Vergine sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone acute, comunicative, servizievoli, laboriose e precise.
Il nome di Menadel significa “Dio adorabile"
Il dono dispensato da Menadel è il LAVORO.  
Per parlare di questo angelo Haziel prende spunto dall'osservare che sul piano spirituale Menadel è un gradino nella scala che conduce a Chavakiah (l'Angelo del ritorno al Paradiso): anche sotto la sua guida, dunque, l'individuo è spinto a compiere un arduo lavoro di riflessione su se stesso. Secondo Haziel Menadel ispira soggezione anche ai mistici, perché è "il "caporeparto" della Fabbrica Divina, in quanto rappresentante del Capo stesso (in questo caso - in quanto nel suo Coro dispensa le energie di Marte, dell'Arcangelo Camael che lo dirige): spetta a lui indicarci il lavoro che dobbiamo svolgere. (...) Diciamo dunque che a noi spetta ricevere da lui (in quanto operai dell'Opera Divina) le disposizioni inerenti alle nostre mansioni. Egli ci indica in cosa consista il nostro nuovo lavoro, là dove nulla è ancora cominciato. I nati in questi giorni sono portati ad affrontare le difficili situazioni che si presentano negli esordi: per esempio lavorando in aziende appena create o creandone di nuove; comunque affrontando le difficoltà e le incertezze degli inizi. Nella loro vita la dimensione del lavoro sarà particolarmente importante: potrà essere la strada attraverso cui essi troveranno piena realizzazione, oppure proprio il terreno in cui si addenseranno gli ostacoli che li metteranno alla prova nella vita quotidiana, in qualche attività professionale complicata per intoppi di varia natura. Utile dunque ricordare che la Preghiera a Menadel risolve proprio le difficoltà inerenti al lavoro ed all'impiego
Menadel secondo Sibaldi
Il trigramma mem-nun-daleth dice: "dal luogo in cui sono rinchiuso io posso generare abbondanza". E infatti secondo Sibaldi questo Nome ci rivela un segreto fondamentale: tu puoi uscire (nun-daleth) da un tuo blocco o limite (mem) solo quando lo vedi. E vederlo è già aver cominciato a superarlo. Può essere un difetto che non vediamo come tale e che per lungo tempo causa dolorose ricadute sulla nostra vita- ma poi trovi il coraggio di guardarlo e (...) se finalmente l’hai visto, è perché stai cominciando a diventare più grande di esso, e hai già visto che la tua via continua più in là. Menadel mette duramente alla prova facendo scoppiare le contraddizioni per dare un impulso liberatore. Sibaldi ricorda che iI 20 settembre 1870 le truppe del nuovissimo Regno d’Italia entrarono a Roma, abbattendo definitivamente il greve, oppressivo Stato della Chiesa, in una data ben scelta perché Manade’el è l’Angelo che d’un tratto distrugge i legami, le prigionie del passato, e permette al futuro di irrompere nella vita degli uomini. I suoi protetti hanno il compito di incarnare questa bella facoltà nella loro vita, di offrirne modelli: accorgendosi di ciò che li frena – tradizioni, famiglie, abitudini, pigrizie, pavidità – e di come crescano nel loro animo le forze che apriranno la breccia. Al momento opportuno, come lo sbocciare di un fiore, queste forze prenderanno il sopravvento e tutto nella loro vita cambierà di colpo: talento, coraggio, idee, energia mentale e fisica, gioia d’agire e ispirazione cominceranno a riempire le loro giornate e, come per incanto, si presenteranno le occasioni e i colpi di fortuna che la Provvidenza teneva in serbo per ricompensarli. È stato così per il Manade’el Stephen King, che di punto in bianco, dopo anni duri e tristi, divenne uno dei più famosi scrittori del mondo: è capitato anche ad altri, ma lui vi riuscì proprio narrando storie di persone che riescono a liberarsi sia dalla prigione della loro esistenza troppo normale, sia dagli incubi e orrori che quell’esistenza fomenta nella psiche, nel sottosuolo di quella normalità. Altri celeberrimi Manade’el hanno svolto egregiamente il loro compito: come Sophia Loren, che seppe uscire dalla sua famiglia tanto tradizionalista e dal piccolo cosmo napoletano per diventare una star internazionale; o Umberto Bossi quando, tutt’a un tratto e senza precedenti, riscosse una provincia intorpidita con la forza propulsiva di un movimento nazionale incredibilmente fortunato (e oggi si potrebbe aggiungere che è "manadeliano" - in negativo - anche l'epilogo di "prigionia" in cui le connivenze di potere hanno finito per confinare Bossi da un lato; dall'altro hanno partitizzato rigidamente la vitalità originaria del suo movimento). Un tipico Manade’el fu anche Marcello Mastroianni che per tutta la vita continuò a passare repentinamente da stati di totale ozio a interpretazioni geniali, per poi ricadere di nuovo, ogni volta, nelle sue torpidità. Tra i Manade’el scienziati spicca Michael Faraday, che scoprì le leggi dell’elettrolisi: di quel fenomeno, cioè, per cui gli elettroni di una sostanza immersa in una certa soluzione, attraversata da una certa corrente, passano dagli ioni della soluzione stessa agli elettrodi di segno opposto. E' una specie di metafora di quel che avviene nella vita dei Manade’el, quando tutte le forze che li trattenevano in una determinata situazione si trasferiscono a una situazione nuova e mutano di segno: dalla stasi all’iperattività, da uno sconsolato senso di vuoto e di fine alla meraviglia di un ricchissimo inizio.
C'è da osservare che per la maggior parte di loro questo risveglio elettrolitico si fa attendere, spesso avviene piuttosto avanti nella vita: oltre i 38, spesso, a volte anche oltre i 50 anni; prima d’allora le loro energie latenti vengono fruite da vampiri di vario genere o umiliate da quella categoria di persone vili, sempre numerosa, che traggono un particolare godimento dallo scoraggiare coloro che valgono più di loro. Ma tutto serve: compito dei Manade’el è, dicevo, mostrare al maggior numero di persone come la sorte possa improvvisamente cambiare, e come il cambiamento premi sempre gli audaci. Quegli stessi che prima li avevano oppressi diventano poi, in tal modo, il loro pubblico; quando va bene addirittura i loro allievi, se dall’esempio ricevuto sanno imparare a cambiare a loro volta. E d’altra parte, con quale senso di pienezza, di fierezza, di gratitudine per il destino i Manade’el possono, alla fine, contemplare i due versanti del loro passato, il prima e il dopo il risveglio! È come se avessero vissuto due vite invece di una: e il loro animo, ampliato da entrambe, sa cogliere sia nell’una sia nell’altra i significati, i ritmi, i valori e la speciale bellezza. Si pensi alla dolcezza e al successo con cui i Manade’el Ray Charles e Gino Paoli cantarono l’uno la Georgia, l’altro la gatta, brani testimoni dei loro difficili inizi.
Ma attenzione: un passo di troppo in quella dolcezza del ricordo, e la nostalgia può diventare il principale nemico di questi 'risvegliati'. In loro la nostalgia può lievitare a dismisura e trasformarsi in vera e propria depressione, riportandoli di nuovo all’inerzia, ai blocchi di un tempo. Peggio ancora se la nostalgia arriva a configurarsi in un’ideologia conservatrice: in questo caso la loro fortuna cessa di colpo di assisterli, e possono trovarsi molto a mal partito. Così avvenne al Manade’el Girolamo Savonarola, brillante moralizzatore, che osteggiando le nuove mode dei suoi tempi finì per incappare in una condanna al rogo: forse il suo errore fu invocare il ritorno al passato; mentre se avesse guardato a un rinnovamento radicale sarebbe stato tra i precursori della Riforma. I Manade’el lo tengano presente e se ne facciano una regola: c’è sempre moltissimo mondo da scoprire, moltissimo futuro da far diventare presente. Ogni attività va bene per loro, senza eccezione, ma otterranno risultati quanto più sapranno vedere ciò che incatena loro stessi e gli altri a quel che sapevano ieri.
Qualità di Menadel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità che sviluppa Menadel sono carattere disponibile, altruismo, amore verso gli altri; dona grandissima vitalità, potenti energie, vita lunga e felice, in cui il lavoro occuperà grandissimo spazio. Invocato dona mezzi di sussistenza appunto attraverso il lavoro, facilità di ottenere un impiego e sicurezza; liberazione dalla prigionia, dall'oppressione, da false accuse. Infine fa scoprire i beni smarriti o che sono stati rubati e offre il suo l’aiuto per far tornare gli esuli in patria. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Semlim e rappresenta il blocco e la mancanza di sostentamento. Crea impedimenti, blocca chi ha bisogno di libertà di movimento, aiuta a fuggire i colpevoli che devono rendere conto di colpe commesse. Causa inerzia per timore di conseguenze peggiori, accuse - anche ingiuste, licenziamenti, perdite di impiego, declino delle attività. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Menadel si chiama chiama "assenza di paura" ed è volta a rimuovere le cause dei timori, non solo a cercare di tenerli sotto controllo. La vita non deve consistere nel convivere con l'ansia venendo a patti con il malessere tra un attacco e l'altro; o con le ragioni che ci fanno temere qualcosa. Bisogna invece tendere a una piena felicità ottenuta grazie a libertà completa e autentico appagamento. Secondo la Kabbalah questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace per chi vuole raggiungere questo scopo, e non si accontenta di niente di meno. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo nome ora sorge in me il coraggio di combattere le mie paure. Cosa mi spaventa, e perché? affronto ogni timore proattivamente al livello del seme, lo estirpo alle radici e lo rimuovo definitivamente dal mio essere".
Esortazione angelica
Menadel esorta a cercare la liberazione lasciando cadere ogni paura, nella certezza di essere ripagati per le proprie sofferenze e le prove che ci si trova ad affrontare: il coraggio scaturirà dell'adesione al progetto del Bene in cui siamo sempre assistiti dalle forze spirituali.
Giorni e orari di Menadel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Menadel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 12 febbraio, 26 aprile, 9 luglio, 22 settembre, 3 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.11.40 alle 12.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Menadel è l’8° versetto del Salmo 25: Domine, dilexi habitaculum domus tuae et locum habitationis gloriae tuae (Signore, amo la casa dove dimori e il luogo dove abita la tua gloria). 
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice mem-nun-daleth risponde alla configurazione: "la Morte - la Temperanza - l'Imperatore", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione, chiusura di un ciclo): qual'è la mia ira? cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare? chiede la Temperanza (protezione, circolazione, guarigione): cosa mi protegge? quale rapporto devo mantenere con me stessa? che cosa devo curare? chiede l'Imperatore (stabilità, dominio sul mondo materiale) come va il mio lavoro, la mia vita materiale? cosa sto costruendo? in che rapporti sono con mio padre, con l'idea di potere?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra 18 e il 23 settembre. L'angelo Menadel appartiene al Coro degli Angeli Potestà guidato dal severo Arcangelo Camael. Il segno della Vergine e la decade che qui interessa (quella dal 13 al 23 settembre) cadono entrambi sotto l'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Menadel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono i cittadini vittime della strage di Castelvolturno; inoltre Francesco Ruggi, dello Polizia Penitenziaria; Rosario Livatino, magistrato; Giuseppe Rumore, sindacalista; Antonio Palumbo, militare.

martedì 13 settembre 2011

Chavakiah, angelo 35, dei nati fra il 13 e il 17 settembre

Chavakiah, o Chavaquiah, o Kavaquiah, o Kawaqiyah, è il 35esimo Soffio e il terzo raggio angelico nel Coro marziano degli Angeli Potestà, nel quale amministra le energie di Giove. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 20° al 25° della Vergine ed è l'Angelo Custode dei nati dal 13 al 17 settembre. I sei Angeli Custodi della Vergine sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone acute, comunicative, servizievoli, laboriose e precise.
Il nome di Chavakiah significa “Dio che dà la Gioia"
Il dono dispensato da Chavakiah è la RICONCILIAZIONE.  
Dice Haziel che Chavakiah incita a riconquistare il mitico Eden che siamo stati costretti a lasciare: per questo l' 'Io-morale' dei suoi nati "troverà possibile espressione in spedizioni benefiche attuate in aree pericolose". Essi, cioè, potranno trovarsi a doversi spendere a favore di persone problematiche o comunque in gravi difficoltà. Queste esperienze avranno lo scopo di far comprendere ai protetti da questo Angelo che devono procedere a una revisone interiore, compiere una sorta di viaggio in se stessi per conoscersi più a fondo. Invocandolo potranno ricevere un grande aiuto in questo percorso, ottenendo perdono dagli altri gioia di vivere in pace e in armonia con tutti, ma anche doni materiali attraverso lasciti ereditari. Con il suo aiuto potranno riconciliarsi con l'Unità e con i Principi Eterni, mentre nella vita quotidiana l'influenza dell'angelo si manifesterà attraverso le riconciliazioni, anche con persone dagli interessi opposti. La necessità di una riconciliazione potrà emergere in particolare, nella loro vita, come ostacoli sul piano dei rapporti familiari o di lavoro, dunque tema da esprimere proprio attraverso il lavoro o la famiglia. Potranno anche trovarsi a convivere o a lavorare in ambienti difficili o ostili (o che gli appariranno tali, e con i quali dovranno appunto riconciliarsi). E' attraverso l'esperienza di tali ostacoli che passerà la riconquista del loro "Paradiso perduto".
Secondo la Kabbalah, il codice dei 72 Nomi di Dio è celato nei tre versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14 dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere). Nel trigramma di questo Nome la lettera caph (palmo della mano) proviene da: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si mise dietro di loro" (Esodo 14, 19). La waw (gancio), da: "questa nube era tenebrosa da un lato, dall'altro rischiarava la notte" (Es. 14, 20). La qof (cruna dell'ago), da: "e l'Eterno ritirò il mare con forte vento da Oriente (l'Est)" (Es. 14, 21). Queste lettere, interpretate in relazione alle loro origini, danno l'immagine della relazione d'amore che conduce all'unione sessuale. Per questo Chavakiah è considerato anche l'angelo dell'unione amorosa, e - nel cammino spirituale - quello del ritorno al Paradiso. Questi segni ci dicono anche che Chavakiah aiuta ad armonizzare le nostre pulsioni più istintive, dunque la sua vibrazione orienta la passione sessuale.
Chavakiah secondo Sibaldi
Il trigramma kaph-waw-qoph ci dice: "Io imparo a dominare ciò che limita e opprime. In effetti, pur dispensando l'energia di Giove, questa Potestà (non dimentichiamo che il Coro dipende dall'Arcangelo Camael!) può rivelarsi molto severa con i suoi protetti. Dice Sibaldi che li dota di alte aspirazioni, di talenti creativi, di un intenso bisogno di crescita spirituale, e al tempo stesso sembra disporre apposta le circostanze della loro vita perché li ingarbuglino in una serie di conflitti faticosi, soprattutto in famiglia. Il loro desiderio di orizzonti più ampi non fa che crescere, e intanto i loro pensieri e le loro forze sono sempre più assorbite dai problemi affettivi. può succedere che mentre gli anni passano essi comincino a sentirsi decisamente infelici: ad abituarsi alle tensioni dolorose e a sviluppare solo quei tratti della propria personalità che permettano di sopportarle, invece di quelli che occorrerebbero per realizzare qualcos’altro di più bello. Ma se seguono questa strada possono diventare esperti delle attese troppo lunghe, delle sconfitte morali, e – unica consolazione – imparano a vedere quanta parte della vita del prossimo sia simile alla loro, e in quale misura ciò influisca complessivamente sul malessere della società in cui vivono. Si direbbe che il loro Angelo li abbia candidati al pessimismo e che il loro compito sia di mostrare a tutti come si possa resistere a lungo allo stress delle speranze deluse. Così è, infatti, ma solo fino a che i Kawaqiyah credono di desiderare quei loro ampi orizzonti soltanto per sé. Perché la loro vera vocazione è invece quella di guidare altri: sono maestri, e le loro pesanti esperienze servono appunto a formarli in tal senso.. non appena se ne accorgono, diventano i migliori educatori delle aspirazioni altrui, i più tolleranti verso le altrui sconfitte e frustrazioni, i più acuti analisti dei meccanismi segreti della viltà, dell’odio, della rassegnazione e (il medico cura se stesso) solo aiutando gli altri a superare tutti questi mali dell’esistenza li superano loro stessi, trovando finalmente il proprio posto nel mondo. Shakespeare conosceva questo Angelo? Se no, è una coincidenza davvero sorprendente che sia riuscito a darne un ritratto talmente preciso, nella prima parte dell’Enrico IV. Lì, il giovane e intralciatissimo erede al trono, Enrico V, dice di sé, in uno dei suoi momenti più cupi: 'Imiterò il sole, che permette alle nubi basse e infette di soffocare la sua bellezza e di sottrarla al mondo'. Ma quando si compiace di esser se stesso nuovamente, desiderato qual era, suscita ancor maggiore meraviglia; e riesce poi a liberarsi sia dalle umiliazioni subite, sia dal peso della delusione paterna, proprio mettendosi a guida di molti per riportare la pace in patria; tale ritratto scespiriano è tanto più significativo in quanto il vero Enrico V era nato un 16 di settembre. Mentre il 13 nacque David Herbert Lawrence, che in 'Figli e amanti' e ne 'L’amante di Lady Chatterley' narrò appunto di ribellioni e di liberazioni da frustranti grovigli domestici. 'Natural Born Killers', del Kawaqiyah Oliver Stone, comincia proprio in una famiglia-incubo da cui la protagonista evade; e i romanzi della Kawaqiyah Agatha Christie esaminano accuratamente i segreti di certe case da cui l’evasione non si è tentata, o si è tentata troppo tardi. I Kawaqiyah consapevoli della propria funzione sociale diventano ottimi psicologi, notai, avvocati civilisti, memorabili insegnanti di ogni ordine di scuola, o sacerdoti che (sostituendo Madre Chiesa alla famiglia), trovano la forza necessaria a considerare i problemi dei fedeli più importanti dei propri. I Kawaqiyah più oltranzisti ampliano la scala del loro intervento: invece che alle tensioni tra l’individuo e famiglia, si dedicano a quelle tra l’io e la società in cui sono cresciuti. Sono sociologi o antropologi illuminati; molto forte, in loro, è la voglia di credere che in altre culture arcaiche gli Occidentali possano evadere con successo dai propri traumi e trovare strumenti di rigenerazione: così il Kawaqiyah Fenimore Cooper, ai primi dell’Ottocento, guardava alla prateria americana o alla sapienza dei nativi; e anche Lawrence esplorò fiduciosamente culture ancestrali, dopo essersi lasciato alle spalle l’Inghilterra, per lui tanto opprimente. Il passo successivo, lungo questa via esotica, è naturalmente la vocazione di guru, vero compimento delle predisposizioni kawaqiane. Diverso è il discorso per quei Kawaqiyah che non solo non siano riusciti a trascendere i propri tormenti personali, ma si siano adeguati a ciò che essi conoscono della vita famigliare e del loro mondo. Sono personalità da avvicinare con prudenza quando, invece di cercarne una fuga o una migliore comprensione, si incaricano di riprodurre a loro volta i problemi di cui hanno sofferto. Nelle loro relazioni e nel loro ambiente possono venire a rappresentare l’aspetto più conservatore, impegnandosi spesso – ansiosamente addirittura – a tarpare e raffreddare gli animi altrui, come per vendicarsi su di loro delle castrazioni subite in gioventù. Finiscono così per trasformarsi in tiranni meticolosi e ottusi, o maestri di conformismo e codardia, tanto più pericolosi in quanto raramente se ne accorgono: quando riflettono su se stessi, si convincono immancabilmente delle loro ottime intenzioni, e per giustificare i propri errori, ne danno la colpa ad altri o alle circostanze. Pochi sono più sordi di loro; pochi godono più di loro nel fare sottilmente danno a chi li ascolta. Il consiglio a questi nati è dunque di vigilare coltivando in sè le loro grandi qualità senza distogliersene e rischiare di scivolare in simili pantani. Chavakiah farà sbocciare i talenti e la Gioia in coloro che - sintonizzandosi con la sua energia - vorranno correre il rischio di aprirsi agli altri senza paura, e nella necessità si affideranno a lui con fiducia.
Qualità di Chavakiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Chavakiah sviluppa la capacità di superare le difficoltà e di perdonare; di vivere senza attriti con gli altri e di essere sempre magnifici e generosi. Dona amore per la condivisione, consapevolezza superiore, spirito di pace e di armonia; pacificazione, gioia di vivere, amore fraterno. Infonde grande senso del dovere e generosità fino al sacrificio di sé. Il dono della Riconciliazione offerto da Chavakiah è infatti una consapevolezza che conduce a ri-unirsi: alla vita, al mondo, a tutto ciò che esiste, che ci sia noto o ancora sconosciuto. E' una consapevolezza superiore, in quanto l'uomo comune ignora il fatto che noi stessi siamo, letteralmente, ciò che ci circonda, e nulla esiste se non in funzione di tutto il resto: dunque ogni cosa, noi compresi, è concatenata all'altra; ogni essere è se stesso ed è anche ogni altro.
L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Lamalon e rappresenta il desiderio di vendetta. Causa eccessiva severità, discordia familiare, egoismo, litigiosità. Provoca tensioni e problemi in famiglia, competizione e liti fra fratelli, fino a causare inimicizia e procedimenti legali che si risolvono a danno di tutti. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Chavakiah si chiama chiama "energia sessuale". Secondo la Kabbalah la sessualità è una forza che stimola anch'essa la coscienza superiore ardendo di energia intensa; ma non basta "accenderla" e lasciarsene travolgere: è necessario sintonizzarsi anche con l'essenza spirituale del sesso. Questo Nome è una sorta di chiave d'accensione. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione:  per l'energia di questo Nome purifico i miei desideri, così da riuscire a condividere amore ed energia con la persona che amo, mettendo i suoi desideri ancor prima dei miei. Risveglio l'energia sessuale perché essa contribuisca ad elevare tutta la mia esistenza. Torno a riempirmi di tutta la Luce che perdevo restando spento o egoista nei desideri della passione. 
Esortazione angelica
Chavakiah esorta a trascendere le proprie rigidità per coltivare in sè la condivisione, la fiducia, la capacità di fondersi con l'altro e operare per il bene universale da cui discende anche ogni felicità personale.
Giorni e orari di Chavakiah
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Chavakiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 11 febbraio, 25 aprile, 8 luglio, 21 settembre, 2 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.11.20 alle 11.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Chavakiah è il 1° versetto del Salmo 115: Dilexi quoniam exaudit Dominus vocem orationes meae (amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera). 
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice lamed-he-heth risponde alla configurazione: "La Forza - l'Innamorato - il Sole", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede la Forza (inizio creativo, nuova energia): qual è, e dov'è, la mia forza? dove si colloca? in che cosa faccio ricorso alla mia sessualità? quali sono i miei desideri? cosa intendo domare? 
Chiede l'innamorato (l'androgino divino, il libero arbitrio, la ricerca della Luce): in quali relazioni mi trovo coinvolto? che scelte devo operare? qual è il mio stato emozionale?
chiede il Sole (cosa mi dà veramente energia, piacere, successo? sono amato? che immagine ho di mio padre? come posso costruire qualcosa di nuovo?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 13 e il 17 settembre. L'angelo Chavakiah appartiene al Coro degli Angeli Potestà guidato dal severo Arcangelo Camael. La decade che qui interessa (quella dal 13 al 23 settembre), e il segno della Vergine, sono entrambi sotto l'influsso dell'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Chavakiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Pasquale Cappuccio, consigliere comunale; Alberto Giacomelli, magistrato; Pino Puglisi, sacerdote; Mauro De Mauro, giornalista; Massimiliano Carbone, imprenditore.

giovedì 8 settembre 2011

Lehahiah, angelo 34, dei nati fra l'8 e il 12 settembre

Lehahiah, o Lehehiyah, è il 34esimo Soffio e il secondo raggio angelico nel Coro marziano degli Angeli Potestà, nel quale amministra le energie di Saturno. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° della Vergine ed è l'Angelo Custode dei nati dall’8 al 12 settembre. I sei Angeli Custodi della Vergine sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone acute, comunicative, servizievoli, laboriose e precise.
Il nome di Lehahiah significa “Dio di conoscenza” o "Dio clemente"
Il dono dispensato da Lehahiah è la RETTITUDINE.  
Dice Haziel che questo Angelo concede i suoi doni e poteri all'individuo perché questi li metta a disposizione di qualche figura di valore, o storicamente importante, per assisterla con devozione, rispetto, serietà, lealtà e disciplina, ed esserne in cambio generosamente ripagato. Nella vita quotidiana questa prerogativa si traduce nella tendenza, per i protetti da Lehaiah, a godere della piena fiducia da parte dei superiori, che in ambito professionale concederanno loro ogni genere di ricompensa legata al lavoro. Questo Angelo ama chi lavora duramente, ma concede la completa sicurezz nella continuità dell'impiego. I suoi protetti dovranno restare a stretto contatto con i loro capi, poiché l'ascesa dei superiori implicherà anche la loro; e con l'aiuto dell'Angelo potranno raggiungere posizioni invidiabili. Dice Haziel che Lehahiah struttura mirabilmente la vita materiale e se invocato imprime una forte accelerazione a tutte le nostre azioni. La sua energia propizia l'affermazione del grande industriale, dell'uomo che scolpisce la propria opera con tutta la forza dell'ambizione; ogni cosa, nella vita delle persone da Lui protette, avrà una sfumatura militare. Quest'Angelo conferisce forma definitiva al progetto che la persona difende ardentemente, possibilmente ad indirizzo nobile ed elevato. Protegge i re e i principi, assicurando solidità al regno e inducendo i sudditi alla lealtà che si prova verso coloro di cui si riconosce il carisma. 
Secondo la Kabbalah, tre versetti dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere), celano il codice dei 72 Nomi di Dio; e precisamente i versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14. Riguardo all'origine precisa delle lettere nel trigramma di questo Nome la lettera Lamed (aiguillon de boeuf) proviene da: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si mise dietro di loro" (Esodo 14, 19). La He (finestra), da: "questa nube da un lato (cioè per alcuni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per altri) rischiarava la notte" (Es. 14, 20). La Heit (barriera), da: "e l'Eterno ritirò il mare con forte vento da Oriente" (Es. 14, 21). Ne esce l'immagine di una dirittura spirituale che consente di adattarsi a tutte le situazioni. Questi segni suggeriscono anche che l’energia di questo angelo aiuti a mantenersi calmi nei momenti in cui potremmo farci prendere dalla collera: Lehahiah è infatti considerato anche l’angelo del placarsi.. viceversa (non per niente) l'angelo avversario induce proprio violenza e collera! 
Lehahiah secondo Sibaldi
La radice lamed-he-heth contiene il concetto la mia crescita spirituale cerca la sua legge sempre più in là. Sibaldi descrive questa dinamica dicendo che i protetti di questa Potestà crescono come bambini, per tutta la vita. Il mondo, la mente, il corpo – anche il loro proprio corpo – sono e rimarranno sempre, per i Lehehiyah, luoghi di scoperte: ciò che ne sanno oggi, lo supereranno domani; e qualunque cosa ne possano imparare dagli altri, diverrà per loro una sfida ad andare oltre. Era un Lehehiyah l’esploratore Henry Hudson, che nel Cinquecento cercava il passaggio a Nordovest del continente americano, per allargare ancor di più i confini del mondo conosciuto; e Lev Tolstoj, che fino a ottant’anni continuò a distruggere sistematicamente le certezze altrui, senza che né le persecuzioni del regime, né la scomunica della sua Chiesa bastassero a fermarlo; e Riccardo I, detto Cuor di Leone, che non riusciva proprio a restarsene seduto sul suo trono, tanto lo attiravano le imprese sempre nuove: in Palestina, a Cipro, in Francia; e Jesse Owens, l’atleta nero che a Berlino, nel 1936, non si limitò a far infuriare il Führer battendo gli ariani nei cento metri, ma come per dispetto vinse subito dopo altre tre medaglie d’oro. Vincere, anzi trionfare, è appunto una delle esigenze fondamentali dei Lehehiyah. Non si accontentano dell’emozione del limite infranto, vogliono conquistare il vasto territorio che si apre più in là; non basta, a loro, dimostrare che un’opinione o una teoria altrui è insufficiente, ma ne strutturano dettagliatamente una nuova – che poi puntualmente supereranno ancora, di lì a non molto. Quale che sia il campo a cui abbiano scelto di dedicare le loro ricerche (ricerche scientifiche o di nuove forme espressive, di primati da battere, di nuovi mercati o di una nuova morale), diventano perciò con grande facilità individui di spicco. Li aiuta, in questo, anche l’abilità con la quale sanno farsi valere, suscitando irresistibilmente il rispetto sia dei colleghi sia anche, e soprattutto, dei superiori. I capi, in particolare, li amano: avvertono, nei Lehehiyah, un modo di pensare simile al loro, una competenza dirigenziale, e non è raro che accanto a un direttore generale, o sindaco, o presidente di qualcosa si trovi un consigliere o magari un coniuge o un amante nato in questi giorni, che dà consigli e comunica energia. I Lehehiyah si accorgono presto di avere questa prerogativa con i potenti, e di solito sanno sfruttarla bene. Più avanti (superandosi sempre, com’è loro uso) arrivano anche a intuirne le ragioni profonde: nei capi essi proiettano quello che è il vero motore e il vero obiettivo della loro crescita perenne: il loro Atman, il Sé, come direbbero gli psicologi. Si accorgono cioè di vedere, nei superiori, la parte migliore di se stessi: vi scorgono qualità che loro stessi hanno e che devono sviluppare, o modi efficaci di correggere qualche difetto che in se stessi hanno notato. E questa identificazione esercita un inconscio potere fascinatorio a cui nessun capo riesce a sottrarsi. Ma non appena i Lehehiyah si accorgono di questa dinamica, cessano di averne bisogno: la loro crescita diviene allora un autonomo slancio dello spirito e trova forme sempre più anarchiche e innovative, tali che nessuno status quo può più contenerle. Allora, veramente, cominciano a cambiare il mondo, come avviene a molti protagonisti tolstoiani e come avvenne a Tolstoj stesso nella seconda metà della sua vita. Due gravi rischi minacciano tuttavia questa bella evoluzione dei Lehehiyah. Il primo è la collera, insidia immancabile di ogni crescita spirituale. La loro insofferenza per la routine può trasformarsi in un’indignazione, in un odio addirittura, per coloro che nella routine si sono rassegnati a vivere: questo è, da ogni punto di vista, un errore, un voltarsi indietro invece di guardare avanti, un fermarsi a esigere l’approvazione di chi non ha e non comprende le loro doti. È una debolezza che nasconde, in realtà, una paura delle altezze che il Lehehiyah potrebbe raggiungere. Ma è anche una tentazione fortissima: l’indignazione inebria, è emozionante sentirsi eroi, profeti, davanti alla gente che ancora non sa. Il guaio è che quella gente è, nel mondo, una schiacciante maggioranza, e un Lehehiyah che si abbandoni alla collera nel guardarli può precipitare facilissimamente nella disperazione, se non ha modo di farsi ascoltare come vorrebbe, o persino nella spietatezza verso i suoi sottoposti, se nel frattempo ha acquisito un qualche potere (come avvenne per Marcos, dittatore delle Filippine), o magari verso i parenti, se il Lehehiyah è il capo famiglia. L’altro rischio è il ripiegarsi su se stessi, il trasformare la voglia di superare i limiti altrui in un’eccessiva attenzione per i propri. Il vigore con cui i Lehehiyah sanno distruggere le vecchie certezze diviene allora una dolorosa ansia di perfezione personale che fa di ogni loro difetto, anche minimo, un problema assurdamente enorme. Il perfezionismo è un sintomo di nevrosi, un segnale di allarme: per i Lehehiyah – anche per i più dotati fra loro – può diventare una passione infinita da cui, senza accorgersi, si lasciano avvolgere, come da un vortice. L’introversione ossessiva che ne deriva può portarli alla paralisi esistenziale. Il Lehehiyah Cesare Pavese imboccò a un tratto questa strada e, pur con tutta la grandezza del suo animo, non riuscì più a uscirne. L’antidoto sarebbe semplice: un po’ di autoironia, di leggerezza, nel pensare a se stessi; ma occorre cogliere per tempo i sintomi del perfezionismo, prima che le enormi energie dei Lehehiyah se ne lascino ipnotizzare.
Qualità di Lehahiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Lehahiah sviluppa la capacità di ascolto, disponibilità, comprensione, obbedienza; altruismo, fedeltà, serietà. Comprensione delle Leggi divine. Capacità di rendersi preziosi ai superiori; senso dell’ordine e della disciplina; rigore. Dona inoltre la capacità di riappacificare i contendenti e la facoltà di placare ogni sorta di violenza e ira.  L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Raner e rappresenta la violenza e la collera pericolosa. Provoca discordia, liti, guerra e rivoluzione. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Lehahiah si chiama chiama "relativizzarsi". Secondo la Kabbalah,  infatti, la vibrazione di queste lettere consente di percepire come tutto quello che vediamo nella vita materiale altro non è che un'emanazione dell'Albero della Vita e concede, attraverso un'intima tensione, di collegarsi trascendendo l'ego: cioè relativizzando tutto quello che crea attaccamento alle nostre opinioni e riducendo così i blocchi e la staticità che ne discendono. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione:  per la Luce di questo Nome trascendo il mio ego e mi tendo verso l’Albero della Vita. Ora che mi distacco dall’ego la felicità riesce a raggiungermi. Io lascio cadere la testardaggine e coltivo l’arte di non boicottami da solo.
Esortazione angelica
Lehahiah esorta a orientare le proprie energie verso un progetto universale, diventando coscienti delle proprie potenzialità e mettendole al servizio del bene comune.
Giorni e orari di Lehahiah
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Lehahiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 10 febbraio, 24 aprile, 7 luglio, 20 settembre, 1 dicembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.11.00 alle 11.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Lehahiah è il 3° versetto del Salmo 130: Speret Israel in Domino ex hoc nunc et usque in saeculum (spera Israele nel Signore, ora e sempre). 
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice lamed-he-heth risponde alla configurazione: "l'Appeso - la Giustizia - il Papa", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare?   Chiede la Giustizia: (l'equilibrio, la perfezione) cosa devo riequilibrare o armonizzare? da quale cosa inutile devo liberarmi? qual è la mia idea di perfezione? come mi comporto rispetto alla maternità? Chiede il Papa (il mediatore, il ponte, l’ideale): cosa dice la Tradizione, la Legge? Che cosa comunico e con quali mezzi? Sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? Ho un ideale? 
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra l'8 e il 12 settembre. L'angelo Lehahiah appartiene al Coro degli Angeli Potestà guidato dal severo Arcangelo Camael. La decade che qui interessa (quella dal 3 al 12 settembre) cade sotto l'Arcangelo Haniel; mentre il segno della Vergine è sotto l'influsso dell'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Lehahiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Eriberto Volgger, della guardia di finanza, e Agostino D'Alessandro, sindacalista.

sabato 3 settembre 2011

Yehuiah, angelo 33, dei nati fra il 3 e il 7 settembre

Yehuiah, o Yehuwyah, è il 33esimo Soffio e il primo raggio angelico nel Coro marziano degli Angeli Potestà, nel quale amministra le energie di Urano. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 10° al 15° della Vergine ed è l'Angelo Custode dei nati dal 3 al 7 settembre. I sei Angeli Custodi della Vergine sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone acute, comunicative, servizievoli, laboriose e precise.
Il nome di Yehuiah significa “Dio di conoscenza” o "Dio onnisciente"
Il dono dispensato da Yehuiah è l'ACCORDO.  
Si dice che Yehuiah dispensi anche il dono della "subordinazione" perché l' "accordo" che concede è la capacità di subordinare il bene personale, sapendo rinunciare ai propri agi e privilegi per una alta causa o per il bene del prossimo, pur andando incontro a disagi e privazioni. Il Testo Tradizionale dice che Yehuiah protegge i Principi degni e onesti, assiste cioè tutto quanto vi è di più elevato in noi. Questa idea di protezione include anche il lavoro, a significare che la sua energia ci indurrà a lavorare per il "Principe" che portiamo in noi, perché gli obbediscano i nostri istinti più bassi: cioè per costringerli alla subordinazione. Dice Haziel che questo Angelo introduce il nostro Io intellettuale ai concetti di rigore, di sforzo, di disciplina. Tutto sarà considerato alla stregua di una competizione, di un torneo. Yehuiah ci sprona alla conquista della Verità, ma lo fa per vie ardue e accidentate. In altre parole, non è inconsueto che i suoi protetti debbano prima passare per esperienze di disordine, in cui - anziché dominare - sono dominati da eventi che li costringono a sofferenze, oppure a sforzi lavorativi notevoli, senza che nulla gli sia regalato, tranne il sostegno (e i richiami) di amici sinceri. Il protetto da Yehuiah potrà essere "il grande lavoratore intellettuale che, a forza di operazioni aritmetiche, di rettifiche e correzioni, perverrà alla conoscenza del Vero. E si tratterà di autentica conquista individuale, frutto d'impegno e di abnegazione. Inoltre questo Angelo fa in modo che le persone alle quali accordiamo il titolo di amici siano molto attive, curiose, rigorose; dire le cose in termini espliciti sarà loro specifica peculiarità, e più le cose saranno chiare più solida sarà l'amicizia. Tali amici saranno il motore che spingerà l'individuo al lavoro (...), egli ne sarà, per così dire, rimorchiato, o quasi. Gli amici saranno gli utensili (o i tutori) in grado di correggere ciò che nella nostra Vita non funzionerà nel giusto modo; da essi riceveremo la forza di volontà, di decisione, atta ad affrancarci dalle nostre perversità e a ricondurci sulla Via della Legge. Tramite il sentimento di amicizia, infatti, Yehuiah svolge un ruolo oltremodo operativo. Occorre dunque pregare questo Angelo, coltivando per suo tramite soprattutto il valore dell'amicizia". Proprio in quanto Angelo dell'amicizia, Yehuiah aiuta anche a scoprire gli inganni, i traditori, le macchinazioni ai nostri danni. Se invocato dona quindi la capacità di discernimento e una sottile intuizione che permette all'individuo di intuire con precisione se le persone sono sincere. In tal modo protegge dalle menzogne e impedisce che prestiamo loro fede cadendo nei tranelli dei "malvagi" - siano essi falsi amici, nemici concreti oppure cattivi pensieri, ossessioni, o abusi di droghe.
Secondo la Kabbalah, tre versetti dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere), celano il codice dei 72 Nomi di Dio; e precisamente i versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14. Riguardo al trigramma di questo Nome la lettera Yod (mano) proviene dal versetto: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si mise dietro di loro" (Esodo 14, 19). La Het (barriera), da: "questa nube da un lato (cioè per alcuni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per altri) rischiarava la notte" (Es. 14, 20). La Waw (gancio), da: "e l'Eterno ritirò il mare con forte vento da Oriente (l'Est)" (Es. 14, 21).
In relazione alle loro origini, il rebus formato da queste tre lettere dà l'immagine di qualcosa a cui ci si può appoggiare per superare facilmente degli ostacoli. Per questo Yehuiah (che è considerato anche l'angelo dei Comandamenti) è rappresentabile con l'azione di tirare dritti, in piena calma: questi segni ci dicono anche la sua energia ci aiuta a restare calmi nelle situazioni fortemente emotive.
Yehuiah secondo Sibaldi
Secondo Sibaldi, agli Yehuwyah la regalità si addice ancor più che ai 3 disincantati Angeli dei Re (Haziy’el - di maggio, Phuwiy’el - di dicembre, e Yabamiyah di marzo), di cui pure condividono molte brillanti qualità. Non per niente nacquero in questi giorni Elisabetta I d’Inghilterra e Luigi XIV, il Re Sole, e persino Freddy Mercury, che giunse al successo con un gruppo musicale chiamato – guarda caso – i Queen.  In effetti, Yehuwyah conferisce ai suoi protetti una determinazione inflessibile e una mentalità assolutamente pratica ed estroversa: vuole che imparino a regnare, che coltivino il desiderio e il gusto del potere, del successo, della prosperità. Nel geroglifico del Nome del loro Angelo si cela il concetto Io pongo leggi e limiti; già; ma a chi? e a che cosa? compito degli Yehuiah è scoprire che la regalità si esprime più con l'abnegazione e il dono di sè che non con il dominio sugli altri. Viceversa, in via preliminare, la loro indole manifesta le qualità regali in forma esuberante e felicemente egoistica. Non perdono tempo a dare consigli ad altri, o a criticare i progetti altrui: ciò che imparano, lo adoperano in prima persona; quando scorgono errori, l’unica loro preoccupazione è ricordarli bene, per non cascarci essi stessi. Della gratitudine e della stima altrui non si preoccupano più di quanto basti a mostrarsi cortesi: un po’ perché non hanno bisogno di questo tipo di conforti (hanno sempre una lucidissima coscienza della proprie capacità e potenzialità), e un po’ perché troppo acuto è il loro sguardo, nel penetrare anche i più segreti pensieri e calcoli di chiunque. Inutile, perciò, pensare di ingraziarseli con lodi o complimenti: se vedranno in voi una qualche utilità concreta per gli scopi che in quel momento si sono prefissi, vi prenderanno in considerazione; se no, vi liquideranno con un cenno d’assenso, e fileranno via con aria indaffarata. «Efficienza!» è, infatti, la loro prima parola d’ordine, e «Competitività!» è la seconda: e le due cose determinano in loro un’appassionata iperattività, tale da esaurire ben presto tutti gli obiettivi possibili nell’area in cui si sono scelti. Allora si scelgono un’altra area, e poi un’altra e un’altra ancora, gongolando sempre della novità delle sfide. Fu così, per esempio, per l’avventuroso marchese La Fayette, che dai vent’anni in poi venne a trovarsi sui più diversi fronti rivoluzionari: prima durante la Guerra d’Indipendenza americana, poi in Francia, durante la Rivoluzione e l’Impero napoleonico, e infine nei moti che seguirono alla Restaurazione – apparentemente cercando, ovunque, un re o un capo a cui obbedire volentieri, e in realtà rallegrandosi e fremendo nel constatare che come leader nessuno fosse più bravo di lui. Ed è così anche per gli Yehuwyah più prudenti: non possono farci nulla, la loro voglia di primeggiare è diretta conseguenza della molteplicità dei loro talenti – ne hanno veramente troppi, per potersi accontentare di una qualsiasi posizione che non sia direttiva. Oltre che psicologi nati, sono magistrali organizzatori, strateghi, cercatori instancabili di novità da importare – o da copiare, eventualmente, se hanno fretta – abilissimi nelle questioni finanziarie, rapidissimi nell’apprendere, e ottimi anche nel fantasticare, e nel trarre in un lampo, dalle loro fantasticherie, spunti per progetti da concretizzare con notevole vantaggio. Va da sé che per tipi del genere non c’è diretto superiore che, alla lunga, non debba rappresentare un intralcio. Se per un po’ ne sopportano uno, è perché sta garantendo loro il dominio su un territorio sufficientemente vasto, e perché il loro fiuto politico li sta spingendo alla pazienza – hanno infatti la straordinaria capacità di valutare sempre con precisione i rapporti di forze, e di decidere di conseguenza quando andare alla carica e quando no. Applicano questa qualità anche nei rapporti con i sottoposti, ed è perciò molto difficile che qualcuno di questi abbia mai da ridire a loro riguardo: gli Yehuwyah sanno bene che qualsiasi potere si regge anche sulla popolarità di cui gode tra i sudditi, e si curano perciò di conquistarla e di trasformarla in fedeltà, affetto, devozione addirittura.  Regale è anche il loro modo di comportarsi nei riguardi degli affetti privati. Attribuiscono alla famiglia la massima importanza: se non hanno molto tempo da dedicare al coniuge e ai figli, badano che ogni ora trascorsa con loro sia irreprensibile e indimenticabile. La prosperità, dicevo, è un loro obiettivo primario, e non hanno perciò alcuna intenzione di metterla a repentaglio con dissapori o problemi irrisolti. Oltre alla famiglia, per gli Yehuwyah è fondamentale la casa: tra i loro progetti vi è sempre, fin dalla prima giovinezza, una residenza esemplare, una specie di reggia della quale compiacersi sia tra sé e sé, sia con gli amici. E in genere arrivano a realizzarla, ed è quello un periodo radioso della loro vita, in cui si dedicano teneramente alla scelta delle suppellettili e alle rifiniture di quel monumento alla loro carriera, di quella prova evidente di come nulla, nel benessere, li possa in alcun modo intimidire. Assai meno arredato rimane invece, fino alla fine, il loro spazio interiore. Ci sono stanze dell’anima, e anche della coscienza, in cui uno Yehuwyah non entra mai, sia perché non gli risulta che contengano nulla di indispensabile per la sua riuscita professionale, sia perché quelle che utilizza di solito gli paiono molto ben armonizzate tra loro. E poi, estroversi come sono, traggono dai rapporti con gli altri tutta la realtà di cui hanno bisogno, senza doverla integrare con approfondite autoanalisi. Ma ai famigliari può sembrare, a volte, di avere, con loro, non tanto conversazioni quanto piuttosto interviste; o di star interloquendo non con un io ma con un ottimo e affascinante attore tutto preso dalla sua parte. Soltanto gli ultimi anni sono, per molti Yehuwyah, il momento della scoperta anche della dimensione interiore: come avvenne per Chateaubriand, altro iperattivo del periodo napoleonico, lui pure avventuriero in America, attivista e teorico politico in Francia, e in vecchiaia autore d’una filosofeggiante autobiografia, Memorie dall’oltretomba. Coronamento dell’intelligenza degli Yehuwyah è, naturalmente, far durare il più a lungo possibile questi anni di pacata riflessione, magari provando a inaugurarli un po’ prima della pensione: perché non capiti che il momento dell’interiorità sia troppo breve, un inizio soltanto, e che la loro storia non debba finire senza che si sia saputo chi fosse davvero il protagonista.
Qualità di Yehuiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità che Yehuiah sviluppa sono carattere ordinato e rispettoso della disciplina, grande senso del dovere, fedeltà e abnegazione, coscienza civica. Se invocato concede tutta l'energia marziana necessaria per realizzare opere orientate a scopi superiori e per progredire moralmente e spiritualmente; aiuta anche il guadagno e il successo materiale tramite intendimenti onesti. Dona inoltre attitudine alla conoscenza dell'occulto e all'intuito investigativo; capacità di riconoscere gli amici e i traditori. L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Amaniel e rappresenta i tranelli tesi da entità o persone cattive. Ispira egoismo e tradimento, causa disordine, sconnessione mentale, disobbedienza, rivolte. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Yehuiah si chiama chiama "svelare il lato oscuro". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione di queste lettere consente di riconoscere le forze che in noi creano l'infelicità (che attribuiamo normalmente solo a cause esterne) dando la forza di trasformare la reattività in energia proattiva. Nell'illustrare questa meditazione, Berg cita una frase da 'I soliti sospetti' di Keyser Soze: Il più bello scherzo fatto dal diavolo al mondo è far credere a tutti che non esiste  - a significare la cecità in cui cadiamo restando attaccati solo alla materialità. Paragona dunque la Luce spirituale ai raggi del sole che, in controluce, ci consentono di osservare le miriadi di granelli di polvere che normalmente non percepiamo: allo stesso modo, la luce di questo Nome ci aiuta a guardare con onestà le cose che in noi tendono al negativo, e attirano così nella nostra vita anche eventi spiacevoli. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: la luce splende. Io riconosco le forze negative che ancora sono attive in me. I miei impulsi reattivi non sono più misteriosi; per il potere di questo Nome divengono cose del passato.
Esortazione angelica
Yehuiah esorta ad alzare lo sguardo in alto, per constatare che tutto si sospinge verso la Luce, e incoraggia a non identificarsi con il mondo tenebroso, ma con l'azione creatrice di Luce.
Giorni e orari di Yehuiah
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Yehuiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 9 febbraio, 22 aprile, 6 luglio, 19 settembre, 29 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.10.40 alle 11.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Yehuiah è il 10° versetto del Salmo 32: Dominus dissipat consilia gentium, reprobat autem cogitationes populorum (il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli). 
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice yod-het-waw risponde alla configurazione: "la Ruota - il Papa - l'Innamorato", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani. Chiede la Ruota (il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opporunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale? Chiede il Papa: (l'ideale, il ponte, il mediatore) che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale?  Chiede l'Innamorato (l'androgino divino, il libero arbitrio, la ricerca della Luce): in quali relazioni sono coinvolto? che scelte devo operare?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 3 e il 7 settembre. L'angelo Yehuiah appartiene al Coro degli Angeli Potestà guidato dal severo Arcangelo Camael. La decade che qui interessa (quella dal 3 al 12 settembre) cade sotto il dolce Arcangelo Haniel; mentre il segno della Vergine è sotto l'influsso dell'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Yehuiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Domenico Russo e Antonio Niedda, poliziotti; e Angelo Vassallo, sindaco.