perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

martedì 26 aprile 2011

Caehtel, angelo 8, dei nati fra il 26 e il 30 aprile

Cahetel, o Kahetheel, o Kahethe’el è l'ottavo Soffio e ultimo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie della Luna. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dallo 5° al 10° del Toro ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 26 e il 30 aprile.
I sei Angeli Custodi del Toro, collettivamente, fanno dei loro nati persone serie, responsabili, gradevoli e meritevoli di fiducia; inoltre accordano loro la sicurezza materiale.
Il nome di Cahetel significa "Dio adorabile"

Il dono dispensato da Cahetel è la PROSPERITA'
Questo Angelo amministra le energie della Luna; di conseguenza, benché il suo elemento sia la Terra, egli è anche un Angelo delle Acque. L'energia che accorda fertilizza, espande e fa progredire tutto ciò che viene intrapreso. Invocandolo e assecondandolo i suoi protetti potranno avere successo in tutto ciò che concerne la fecondità e l'agricoltura, in tutte le professioni legate all'acqua e alla navigazione, nonché nel commercio (che è anch’esso un campo lunare) e in tutto ciò che deriva da questi ambiti.
Secondo Haziel Cahetel è anche l'Angelo del focolare e favorisce tutto ciò che riguarda la famiglia e il suo miglioramento. Conferisce inoltre estrema lucidità alle emozioni, alle cause dei nostri sentimenti di molteplice natura, alle loro origini, al loro potenziale. Di conseguenza, e per analogia, quest'Angelo è colui che permette di scoprire i veri sentimenti che animano le persone a noi vicine, nonché di interpretare le autentiche emozioni della Società (...). Da un punto di vista spirituale quest'angelo induce nell'uomo un senso di profonda gratitudine verso il Creatore per le ricchezze naturali presenti sulla Terra.
Cahetel secondo Sibaldi
Sibaldi osserva che nei giorni del Serafino Kahethe’el nacque il duca di Wellington: quello che a Waterloo assestò il colpo definitivo alle ambizioni imperiali di Napoleone e si dedicò poi serenamente all’amministrazione delle colonie indiane; sotto quest'angelo nacquero anche Edward Gibbon, l’autore della monumentale Storia del declino e della caduta dell’impero romano e Saddam Hussein, che volle un impero e finì per distruggersi, pressando troppo i popoli dell’Iraq con il suo pesante regime. E per quanto diversissimi tra loro, sia il duca, sia lo storico, sia il dittatore rappresentano altrettanti aspetti del principale talento dei Kahethe’el, che è quello di saper criticare spietatamente i sogni – i propri o quelli altrui, per loro non fa differenza. Come fossero tutti quanti lettori appassionati di Gibbon, anche i più idealisti tra i protetti di questo Serafino hanno la tendenza, l’ansia anzi, di individuare in qualsiasi ideale i sintomi della sua fatale decadenza, e di potersi impedire così di crederci. Come Wellington, provano un senso di sollievo più o meno dissimulato ogni volta che qualche idolo ormai invecchiato cade, che qualche sogno che ha fatto il suo tempo si infrange: «Lo sapevo, io» dicono annuendo, e si sentono saggi e in pace con se stessi. Ma questa severa attitudine rischia di eccedere nel tener d’occhio e frenare il proprio animo (e quello degli altri), spegnendo all'origine sogni e speranze. Molti invece osano, assecondano le proprie ambizioni, specie nella loro giovinezza, e appaiono affascinanti, brillanti, belli anche nel fisico, pieni di fiducia nel loro prossimo e ricambiati da eguale fiducia, complimentati, e tanto radiosi da dissolvere ogni forza ostile, visibile o invisibile, che possa trovarsi nel loro raggio d’azione. Ma attenzione: controllino bene che in loro stessi non sia in agguato una controparte interiore che segretamente scommette contro di loro, in attesa della sconfitta e di poter dire «Lo sapevo, io»... Invece questi non sono certo esiti fatali del loro destino: si muovano per tempo per impedire a se stessi di preparare tranelli. E' bene che i Kahethe’el prendano assolutamente sul serio tale loro lato nascosto e se ne tutelino. Non devono diventare gli oppressori di se stessi. Tutte le volte, per esempio, che si scoprono in flagrante a cullare il pensiero di una piccolissima felicità domestica, di un posto di lavoro sicuro e subordinato, di vacanze banali, e sospirano pensando a come se ne staranno tranquilli in pensione, sappiano che il loro lato peggiore sta agendo a loro danno, restringendo la loro visuale, inclinandoli a quelle poche pretese il cui unico pregio kaeteliano è di somigliare pochissimo a desideri propriamente detti. Quelli che cedono a queste inclinazioni svilupperanno un conformismo irritabile, pieno di sarcasmi rancorosi o di quella particolarissima ipocrisia che è tipica delle persone che si sono imposte di non sperare e non gioire mai. E se si considera che i Kahethe’el amano esercitare un certo potere su chi li circonda, e sono generalmente dotati di un buon talento comunicativo, è facile capire quali ombre possano rischiare di irradiare sugli animi altrui. Eppure, spesso non possono farci nulla: quella strana modestia si impossessa di loro come una nevrosi, facendoli sentire meschini, insignificanti, e costringendoli, davvero, ad annientare tutti i traguardi che potrebbero invece facilmente raggiungere.
Non per niente nel geroglifico del Nome del loro angelo si nasconde il messaggio 'io domino i profondi desideri dell’anima'.
Come affrontare ed esorcizzare questo demone? Come sempre si deve fare con le proprie zone d’ombra: ascoltandole, intendendone la profonda ragione, che è in realtà nobilissima. Come altri protetti dai Serafini, i Kahethe’el si trovano fin dalla nascita in quel punto chiave della crescita spirituale in cui l’io comincia a detestare tutto ciò che è egoistico. Il loro animo sta per librarsi ad altre altezze, è alla soglia di un nuovo modo di essere, più aperto, generoso, luminoso, e li indispettisce, li offende addirittura, ogni tratto dell’io ordinario che sappia badare soltanto al proprio vantaggio, alla propria piccola affermazione. I sogni di felicità che i Kahethe’el si sentono spinti a censurare e a schiacciare sono in realtà quelli dell’io limitato, poco evoluto: se ne accorgano, e non cedano alla tentazione di fare di ogni erba un fascio, rifiutando ogni sogno a priori. Se si rendono conto che può esserci qualcosa di nuovo in cui valga la pena di credere, possono divenire splendidi strumenti dell’evoluzione umana, con la loro capacità di annientare tutto ciò che non sia altrettanto nuovo e valido e pretenda soltanto di esserlo. Tra i Kahethe’el illuminati si contano critici geniali delle vanità della loro epoca, come il polemicissimo Karl Kraus, tanto temuto nella Germania prehitleriana; o critici della filosofia, come Ludwig Wittgenstein, tanto rigoroso, nel suo pensiero da dar torto persino a se stesso: ripudiò infatti nella seconda parte della vita quel che aveva teorizzato nella prima; e felicissimi, wellingtoniani distruttori di miti esagerati o scaduti (...). Come educatori, benefattori e promotori, poi, i Kahethe’el possono essere splendidi, se sanno prendere a modello la fata che annichila le sorellastre di Cenerentola aiutando a far emergere in lei quelle doti che le altre avevano cercato di soffocare. E' questo, appunto, quel che ogni Kahethe’el deve fare anche per se stesso, per la propria Cenerentola interiore: tentarla costruttivamente, senza temere l’ascesa alle più alte sfere della scoperta di sé.
Qualità di Cahetel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Cahetel sono risveglio spirituale, pollice verde, amore per la natura, gli animali e per i lavori della terra; immaginazione, modestia, riconoscenza; dona mentalità fortemente pratica, propensa agli affari e al lavoro, successo in qualsiasi tipo d'attività che produce sostentamento per gli uomini; potere di allontanare gli spiriti malvagi e le energie negative. L'Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Akariel e rappresenta le attività sterili. Induce ingratitudine, cattivo carattere, rifiuto della natura; causa fallimenti commerciali, danni ai frutti della terra, rischi di aborti.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Cahetel si chiama "neutralizzare l'energia negativa e lo stress". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione di queste lettere agisce sull'ambiente che ci circonda (intendendo con ciò sia il nostro personale "campo energetico", sia l'energia dell'ambiente fisico in cui ci troviamo o quella trasmessa dalle persone), liberandolo dalla cupezza e da possibili influenze nocive. Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome, la luce che purifica cancella le forze invisibili che mi minacciano e disattiva ogni energia potenzialmente dannosa, comprese quelle che si annidano dentro di me. Lo stress si dissolve. La pressione si libera. Il mio ambiente è in equilibrio e pervaso di energie amiche. L'energia equilibrata e positiva permea il mio essere e il mondo.
Esortazione angelica
Cahetel esorta a riconoscere, dentro di sè, il dono che dispensa ai suoi protetti di saper sedurre e persuadere, per attingere sicurezza e stima di sè e dedicare le proprie doti a sostenere la verità e la giustizia.
Giorni e orari di Cahetel
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Cahetel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 16 gennaio, 28 marzo, 10 giugno, 25 agosto, 5 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 2.20 alle 2.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Cahetel è il 6° versetto del Salmo 94: Venite, adoremus et procidamus et genua flectamus ante Domino, qui fecit nos. (Venite, adoriamo. Prostrati e in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, la radice kaph-he-thaw del Nome risponde alla configurazione: "la Forza - il Papa - il Matto"; da cui la riflessione interiore che nasce dalle domande poste da questi arcani: chiede la Forza (inizio creativo, nuova energia) qual è, e dov'è, la mia forza? cosa devo domare? chiede il Papa: che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale? chiede il Matto: da cosa mi sto liberando? da cosa devo liberarmi? Come posso canalizzare la mia energia?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 26 e il 30 aprile. L'angelo Cahetel appartiene al Coro degli Angeli Serafini guidato dall' Arcangelo Metatron. Questa decade in particolare (21-30 aprile) cade sotto l'influenza dell'Arcangelo Binael, mentre il segno del Toro nel suo complesso cade sotto il dolce influsso dell'Arcangelo Haniel.
Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Cahetel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Gaetano Amoroso, attivista politico; Vito Stassi, segretario Camera del Lavoro; Enrico Pedenovi, consigliere provinciale; Pio La Torre, politico.

giovedì 21 aprile 2011

Acaiah, angelo 7, dei nati fra il 21 e il 25 aprile

 Achaiah, o ’Aka’ayah, è il settimo Soffio e settimo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie di Mercurio. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 0° al 5° del Toro ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 21 e il 25 aprile.
I sei Angeli Custodi del Toro, collettivamente, fanno dei loro nati persone serie, responsabili, gradevoli e meritevoli di fiducia; inoltre accordano loro la sicurezza materiale.
Il nome di Achaiah significa "Dio buono e paziente"
Il dono dispensato da Achaiah è il CORAGGIO
Dice Haziel che, da un punto di vista collettivo, questo Angelo domina la diffusione della cultura in tutto il mondo, favorendo le scoperte scientifiche e le invenzioni utili all'umanità. Sul piano individuale invece la sua missione consiste nel rivelare alla persona le possibilità connesse alla sua organizzazione mentale (o interiore), guidando a utilizzare scientemente i propri pensieri per comprendere l'esteriorizzazione del pensiero Divino, e utilizzare le facoltà che ne derivano per organizzare la propria vita, attribuendole senso e finalità precisi. Il pensiero Divino che, promanato da Metatron, si riversa negli uomini attraverso le energie mercuriane di Achaiah, esercita forte potere di trasformazione su ogni creazione naturale; pertanto con l'aiuto di quest'angelo l'individuo potrà dare luogo a nuove e più proficue configurazioni nelle persone e nelle cose, in grado di esaltare, intensificare, mettere a frutto al meglio tutto ciò che più conta. Grazie a questo Angelo il potere supremo della Volontà delle Volontà Metatron attiva il Fuoco-disegno e l'Acqua-sentimenti. Achaiah dissolve tutto ciò che ha carattere primario al fine di creare delle circostanze nuove intensamente favorevoli. Questa dinamica di distruzione-ricreazione si insedierà in noi per poter eliminare opere di modesta portata al fine di ri-crearle migliorate. Se invocato l'Angelo assisterà questo percorso, continua Haziel, con assoluta precisione, facendoci dono di una straordinaria lucidità intellettuale. In altre parole nei protetti da Achaiah esiste la potenzialità di trasformare la realtà armonizzando in modo molto proficuo l'Ingegno e la determinazione con la dolcezza; allo stesso modo egli può dispensare questo dono a tutti coloro che lo invocano.
Sappiamo che secondo la Kabbalah tre versetti dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere), celano il codice dei 72 Nomi di Dio; e precisamente i versetti 19, 20 e 21 (ciascuno composto da 72 lettere) del capitolo 14: "l'Angelo di Dio che precedeva l'accampamento di Israele cambiò posto e si pose dietro di loro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. Venne così a trovarsi fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele. (Es. 14, 19). Questa nube da un lato (cioè per alcuni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per altri) rischiarava la notte; così per tutta la notte gli uni non poterono raggiungere gli altri. (Es. 14, 20). Allora Mosé stese la propria mano sul mare e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con un forte vento da Oriente, rendendolo asciutto; e le acque si divisero". (Es. 14, 21). Riguardo alle origini delle lettere nel trigramma-radice di questo Nome aleph, caph, aleph, la prima Aleph proviene dall'Angelo, la Caph (il palmo della mano) viene dal Tutto; la terza lettera, cioè la seconda Aleph, è attributo della mano di Mosé. Il rebus formato da queste tre lettere mostra la relazione tra gli essere spirituali e i figli della Terra; la mano di Dio è tesa verso coloro che desiderano ricevere la forza dalla Sua potenza (interpr. Muller/Baudat). La configurazione di questo Nome rimanda a potenzialità creative ed energetiche veramente notevoli, savoir-faire intellettuale e capacità di discernimento; volontà di progredire utilizzando tutte le proprie attitudini per poi condividerle con il resto del mondo. Relazioni equilibrate tra spirito e istinto, capacità e intelligenza in grado di apportare molte soluzioni. 
Achaiah secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che la radice
 aleph, caph, aleph di questo Nome cela la frase: ho due anime, e una contiene, domina, modella l’altra. E aggiunge che nella vita dei protetti da questo Angelo tutto dipende dal modo in cui sapranno far fruttare il rapporto tra le due «anime» (di cui parla il Nome): una estroversa, gioiosa, creativa, e l’altra cupa, inerte, autodistruttiva. Tale rapporto è essenzialmente una costrizione reciproca (la kaph nel nome), nel prevalere ora di una loro «anima», ora dell’altra; ne consegue un perenne duello interiore che impone precise e severe regole e fasi, in una dinamica che a tutti loro sarà utile conoscere e riconoscere. E vediamo quali sono.

Regola e fase n°1: gli ’Aka’ayah riescono soltanto nelle imprese difficili. La tensione tra le loro due «anime» – come tra due poli di una pila – produce infatti troppa energia perché possano accontentarsi di mansioni ordinarie. Se, perciò, si scelgono un’attività tranquilla, la renderanno complicata. Nei periodi in cui tutto va bene, cioè, è possibile che sentano il bisogno di ricreare tensione interiore "creando" essi stessi problemi, o nuove sfide, per usare quell’energia.
Regola e fase n. 2: la loro energia è talmente grande che, una volta ottenuto un qualsiasi successo, non sanno né premiarsi né riposarsi: la loro «anima» estroversa li spingerà a proseguire fino all’eccesso, e allo sfinimento; e a quel punto sarà l’altra «anima» ad assumere il loro controllo; il rischio a questo punto è che essi precipitino in stati di deprimente prostrazione.
Regola e fase n. 3, la più difficile: devono sprofondarsi in questa depressione, accettarla, lasciarsene dominare; se invece cercano di resisterle, non faranno che prolungarla; se vi si abbandonano un po', sarà come il letargo dei plantigradi, che li ritempra, li rinnova. Regola e fase n. 4, quella decisiva: tale letargo termina d’un tratto, da un giorno all’altro gli ’Aka’ayah si riscoprono attivi, carichi di energia e di uno slancio tutto particolare, concentrato, introverso, fatto per lo studio, la riflessione, l’accurata preparazione d’imprese ancor più difficili e ambiziose di quelle già realizzate. Quanto più determinati e pazienti gli ’Aka’ayah saranno in questa fase, tanto più grandi saranno i successi che di lì a poco sapranno conquistarsi – per poi naturalmente esaurirsi di nuovo e ripiombare nel letargo, e così via...
Questo ciclo si ripete ininterrottamente nella loro vita, dall’infanzia fino alla profonda vecchiaia, plasmando nelle sue fasi giornate, mesi e anni con ritmi ogni volta diversi, a seconda di come gli ’Aka’ayah ne assecondano o ne intralciano il procedere. Può diventare la loro principale fortuna: non è da tutti poter disporre così infallibilmente di un periodo di reintegrazione delle energie, come una catapulta che venga tesa e caricata, per poi scattare! Oppure può essere la causa delle loro maggiori disgrazie: se infatti un ’Aka’ayah commettesse l’errore di legarsi a qualcuno o a qualcosa (a un lavoro fisso, poniamo) proprio durante il suo periodo depresso, si legherebbe non soltanto a quel qualcosa e a quel qualcuno ma anche alla depressione, e ne rimarrebbe prigioniero fino a che non riuscisse a spezzare gli impegni presi allora. Se viceversa credesse di essere veramente se stesso soltanto nei periodi di maggiore slancio, l’improvviso, irresistibile arrivo del letargo lo troverebbe impreparato e lo getterebbe in una superflua, dannosissima disperazione. Attenzione dunque: questi esseri bifronti devono imparare a conoscere entrambi i propri aspetti, l’attivo e il passivo, a coglierne le alternanze e a pilotarle con saggezza.
Sarà prudente, a tale scopo, evitare senz’altro le professioni impiegatizie, e in genere tutte quelle che richiedono una continuità nel rendimento. La personalità degli ’Aka’ayah non riuscirebbe, infatti, a reggere a un’esistenza più o meno uguale ogni giorno: hanno bisogno delle loro lunghe pause, poi di periodi tutt’a un tratto entusiasmanti. Non solo: sia nei momenti peggiori della fase letargica, sia nel successivo periodo di concentrazione, capita che cambino profondamente, che compiano scoperte per loro fondamentali, dopo le quali appare loro impossibile continuare a vivere come prima. Li anima, anche, il desiderio di comunicare tali scoperte, oltre che di esprimere, raccontare in qualche modo le tensioni del loro strano destino: e ciò fa di loro degli autentici artisti – e attori soprattutto, abituati come sono, fin dalla nascita, a impersonare due ruoli. Abbiamo così, tra gli ’Aka’ayah, nientemeno che Shakespeare, e poi una vera folla di star (da Nicholson ad Al Pacino - del resto il ritmo cinematografico, dalle lunghe attese all’improvviso balzo del «Motore! Azione!» è consono alla loro indole). Sono portati alla filosofia, e fin dall’adolescenza li agita, in quelle fasi, il desiderio di capire il perenne mutare del loro stato d’animo e del mondo attorno a loro. E quando diventano filosofi di professione, è impossibile non sorridere del loro akayanesimo, dell’impronta cioè che il loro Angelo dà alla loro immagine del mondo. Kant, per esempio, che cerca appassionatamente un punto fermo (l’intelletto, per lui) a cui ancorare le continue oscillazioni dell’uomo tra ragione e sentimento, e sul quale costruire principî d’azione finalmente categorici, universali (capaci di resistere, diremmo noi, in tutte quante le fasi akayane). Oppure Max Weber, che stabilì un diretto rapporto di causa-effetto tra il pessimismo calvinista e il successo economico – tra fase depressiva e conseguente slancio, insomma. Tra i filosofi della materia e della natura, gli scienziati, vi fu Guglielmo Marconi – guarda caso la radio doveva stabilire un collegamento fino ad allora inimmaginabile tra le due sponde dell’Atlantico: e anche qui si espresse il bisogno di stabilire ponti tra i due opposti sistemi che da sempre aveva avvertito in se stesso. È interessante notare l’alternarsi delle due «anime» akayane e delle loro fasi anche in famosi politici nati in questi giorni, come Cromwell e Lenin, dapprima tenutisi a lungo in ombra, e divenuti poi travolgenti protagonisti di rivoluzioni, e infine cupi tiranni, kaph personificate. Certo, per chiunque abiti con degli ’Aka’ayah, anche molto meno imperiosi di questi, una notevole fase di stress, così come di pazienza serafica, è da mettere in conto, sia quando giacciono disfatti e lamentosi, con lo sguardo fisso nel vuoto, sia quando sono talmente presi dall’attività da dimenticarsi di mangiare e dormire. Ma l’albero si giudica dai frutti, e così pure il giardiniere. Favorire, guidare, stimolare accortamente (e al momento giusto) la fruttificazione di questi animi tutt’altro che noiosi può dare splendide soddisfazioni, a quei loro compagni che abbiano nervi saldi e cuore generoso.
Qualità di Achaiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Acahiah sono calma, inventiva, perseveranza, enorme senso pratico, visione rigorosa degli avvenimenti; intelligenza viva e pronta, in grado di risolvere ogni tipo di problema; inoltre amore per la campagna e la natura. La sua energia dona la pazienza e l'applicazione necessarie per lo studio e per l'esecuzione di compiti difficili; comprensione delle prove, discernimento; interesse per la scienza e velocità di apprendimento; ingegno nella messa a punto di procedimenti produttivi e industriali in genere. Concede successo nei campi delle scienze naturali, dell'ecologia, dell'agricoltura, dell’industria e delle comunicazioni. Ispira all’uomo l'apertura alle facoltà sottili che dormono in noi e spinge ad elevarsi verso Dio. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Samiel e rappresenta la mancanza di speranza. Porta confusione, scoramento e ignoranza; difficoltà nell'apprendere, svogliatezza, faciloneria, lassismo; causa insofferenza, impetuosità, invidie, gelosie.  
Meditazione associata al Nome: DNA dell’anima
La meditazione associata a Achaiah si chiama "DNA dell’anima". Secondo la Kabbalah questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace a chi vuole riportare ordine nella propria vita quando il suo ordine appare frammentato e incoerente, o le certezze appaiono minacciate. Meditare su queste lettere ricostruisce lo “stato originale” che appare perduto: cioè ri-crea ordine dal caos, organizzazione dalla confusione, calma dall'agitazione, attingendo alle migliori potenzialità che sono nel DNA stesso della nostra vita. • Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome ricevo piena Energia dalle forze della Creazione. Viene restituito significato alla vita. L'ordine ritorna. La struttura ricompare. Tutto torna al posto giusto e nella posizione migliore.
Esortazione angelica
Achaiah esorta a non giudicare l’assetto degli eventi dalle sole apparenze che riusciamo a percepire, dalle quali ogni logica sembra assente: il cambiamento che esiste in ogni cosa deve essere l’oggetto della meditazione che ci può condurre ad attingere dentro di noi la speranza necessaria a dispiegare veramente i nostri talenti e a mettere tutti noi stessi al servizio del mondo.
Giorni e orari di Achaiah
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Achaiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 15 gennaio, 27 marzo, 9 giugno, 23 agosto, 4 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 2.00 alle 2.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Achaiah è il versetto: Miserator et misericors Dominus longanimis et multae misericordiae (Sal.103, 8 - Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e pronto alla misericordia).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice aleph, caph, aleph del Nome risponde alla configurazione: "Il Mago – la Forza – il Mago". Da qui la riflessione che nasce dalle domande poste da questi arcani: il Mago (l'inizio, la scelta): che cosa sto cominciando a fare? che cosa sto scegliendo? come posso canalizzare la mia energia?  la Forza (inizio creativo, nuova energia) qual è, e dov'è, la mia forza? cosa devo domare? il Mago (l'inizio, la scelta): che cosa sto cominciando a fare? che cosa sto scegliendo? come posso canalizzare la mia energia?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 21 e il 25 aprile. L'angelo Achaiah appartiene al Coro degli Angeli Serafini guidato dall' Arcangelo Metatron. Questa decade in particolare (21-30 aprile) è dominata dall’Arcangelo Binael, mentre il segno del Toro nel suo complesso cade sotto l'Arcangelo Haniel. Con questi link reinvio dunque a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Achaiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo: i "santi laici" di questi giorni sono Settimio Passamonti, della Polizia di Stato, e tutti i caduti della Liberazione.


venerdì 15 aprile 2011

Lelahel, angelo 6, dei nati fra il 15 e il 20 aprile

Lelahel, o Lelehe’el, è il sesto Soffio e sesto raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie di Venere. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 15 e il 20 aprile. 
I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.
Il nome di Lelahel significa "Dio lodevole"
Il dono dispensato da Lelahel è la LUCE
Dice Haziel che questo Angelo rivela alla persona il modo più fruttuoso di utilizzare le proprie risorse; ma al tempo stesso rende coscienti dell’esistenza di tali risorse e del modo di accedervi. In tal modo conferisce il potere di mettere a frutto grandi opportunità. Inoltre, dato che Lelahel dispone del potere venusiano di abbellire ogni cosa, grazie a lui, la persona potrà valorizzare la propria bellezza naturale, godere di buona salute, ottenere felicità in amore; ma anche fare buoni affari e intraprendere con successo una carriera artistica. Lelahel domina tutto ciò che riguarda la sfera sentimentale e quella della notorietà, delle scienze e della salute. Concede dunque ai suoi protetti la possibilità di diventare famosi per le proprie azioni e le proprie capacità, specie in campo artistico e medico, e perfino di ottenere una clamorosa fortuna finanziaria. 
Lelahel secondo Sibaldi
Secondo Sibaldi, la radice lamed-lamed-he cela il concetto: la mia energia vitale cresce, ed eccede. In effetti, dice, i Lelehe’el crescono, e sicuramente fanno crescere: questo è il loro compito. Si estendono, prendono, superano, desiderano e prendono ancora, sempre: non hanno eppure una direzione precisa – poiché la conquista, per loro, è una necessità insaziabile, senza altro scopo che non sia il conquistare stesso. Sono insomma come una fiamma (lehav, in ebraico) che cerca ovunque alimento, e dove ne trova divampa e si ingrandisce. Solo così i Lelehe’el riescono a essere veramente se stessi, e a portare nel mondo questa ventata di volontà onnivora. Non perdano tempo a domandarsi perché, né tantomeno se sia giusto o sbagliato; non troverebbero risposta, e non farebbero che intralciare quell’impetuosa forza della natura che in loro cerca espressione, felice di produrre sempre nuovi bisogni.
Se non si spaventano della loro stessa rapacità, possono diventare utilissimi: perfetti esempi di ottimismo, coraggio, e di fiducia in se stessi. I loro campi d’azione più congeniali sono quelli dell’Energia Yod: se si dedicano alla medicina, comunicano ai loro pazienti una carica straordinaria; se preferiscono invece il palcoscenico, diventano fatalmente divi e – più ancora – trascinatori di folle ipnotizzate dal loro impeto. Ma a loro questo ancora non basterà; sono iperattivi, devono assolutamente trovare applicazione a una vera e propria folla di ottime qualità: il desiderio di conoscenza, l’abilità organizzativa, strategica, finanziaria, l’astuzia da lupi, il gusto della sfida, la concretezza, la chiarezza intellettuale, e il colpo d’occhio, che in loro si somma a una brillante capacità di pensare sempre in grande, di intuire quasi magicamente le passioni della loro epoca, e di usarle a proprio vantaggio. Devono perciò trovarsi tre, quattro, cinque attività parallele (e aver successo in tutte), oppure una professione multiforme, come quella del politico, dello scienziato, dell’inventore. Troviamo così, tra i Lelehe’el, estremi che vanno da Adolf Hitler a Leonardo da Vinci: irresistibili entrambi, uno nella rapacità criminale, l’altro nella scoperta delle dinamiche del reale. Devono conquistare vette, non importa se nelle gerarchie o nella natura, purché la gente li veda e li ammiri (come potrebbero infatti sopportare di non essere notati?): ed ecco allora i perfetti Lelehe’el Joseph Ratzinger e Lucrezia Borgia; Ardito Desio, che scalò il K2, e William Wright, che inventò il volo a motore; un ambiziosissimo presidente-imperatore come Napoleone III, che fu tra i monarchi più aggressivi dell’Europa moderna, e un prodigioso artista come Charlie Chaplin, che attraverso il cinema conquistò le platee del mondo intero. Naturalmente si sentono eroi – esclusivamente nel senso di eroi acclamati – e si prendono tremendamente sul serio. Possono ironizzare su tutto, ma non su se stessi; possono relativizzare qualsiasi cosa, ma non il loro diritto (che per loro è un dovere) di imporsi all’attenzione generale. Capita facilmente che sembrino insensibili alle esigenze di chi vive accanto a loro: ma non hanno scelta, devono seguire gli impulsi del loro ben più esigente, affannoso destino, e non possono fermarsi né a dare spiegazioni, né tantomeno a chiedere permessi. I loro famigliari e amici possono solamente adorarli, se non vogliono perderli di vista; e i loro partner riusciranno a tenerli legati a sé soltanto incoraggiandoli a puntare sempre più in alto nel loro lavoro, e intanto rinnovandosi di continuo, mostrando sempre nuovi aspetti del proprio carattere, crescendo insomma insieme con loro. Viene in mente a questo proposito il matrimonio più felice di Chaplin, quello con Oona O’Neill, di trentasei anni più giovane di lui; con lei, l’attempato genio continuò a crescere ben oltre la fine della sua carriera, ritrovò adolescenza, poi giovinezza, e ridivenne ancora adulto quando anagraficamente era già vecchio. La loro unione fu un’ininterrotta crescita anche dal punto di vista aritmetico, dato che ne nacquero ben otto figli. D’altra parte, ben poche persone riescono a frenare a lungo i Lelehe’el che abbiano cominciato a scoprire se stessi: può provarci soltanto qualcuno che li odi davvero. Chi li ha conosciuti sa che è sufficiente ignorarli un po’ per incupirli, e che basta un’innocente presa in giro per renderli furiosi: costringerli a limitare la loro vitalità li farebbe soffrire troppo, scatenerebbe tragiche crisi depressive, si ammalerebbero o, invertendo l’effetto della loro Energia Yod, vi farebbero ammalare. Ha gioco più facile chi, invece, decide di sfruttarli. Pur di essere protagonisti, infatti, i Lelehe’el sono disposti a tutto, anche a obbedire e addirittura ad asservirsi a chi offra loro possibilità di azione. Non è alla libertà che aspirano, ma alla riuscita; non sono rivoluzionari, non cercano tanto il nuovo, quanto piuttosto l’utile. Possono perciò trovarsi perfettamente a loro agio in un ambiente conservatore, in un regime o in un partito autoritario, o in un’azienda patriarcale, purché chi li circonda li stimi e si fidi di loro. Se si sentiranno adeguatamente utilizzati, non c’è neppure il rischio che la loro passione per le vette li spinga tutt’a un tratto a prendere il posto di chi li comanda: in fondo al cuore lo potrebbero desiderare, sì, ma tutto sommato preferiranno essere lodati come vice. Intuiscono che una volta arrivati in cima si annoierebbero, non avendo altre mete a cui mirare, e che disponendo di troppo potere faticherebbero a controllare se stessi, come avvenne appunto a Hitler, che in pochi anni impazzì del tutto e cominciò a correre verso la rovina. Meglio ministri che presidenti, meglio attori che produttori, meglio sognare sempre qualcos’altro più in là, piuttosto che guardare dall’alto altri sognatori che comincino a crescere più rapidamente di loro.
Qualità di Lelahel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Lelahel sono ambizione e talento; illuminazione spirituale; lucidità e comprensione intuitiva di tutto, creatività, fedeltà agli ideali; capacità di rappacificare i contendenti, desiderio di guarire gli altri. L’angelo dona amore e concede ai suoi protetti rapida guarigione dalle malattie ma anche il dono di propiziare una guarigione o comprendere argomenti e materie normalmente ostici.  L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Arédros e rappresenta la stanchezza e la malattia. Causa ambizione smodata e presunzione. Ispira la tentazione di compiere atti illeciti pur di primeggiare sugli altri o arricchirsi. Fa perdere il senso della misura e dell'empatia.
Meditazione associata al Nome: stato di sogno
La meditazione associata a Lelahel si chiama “stato di sogno” in quanto questo angelo guida ad attingere saggezza attraverso i sogni, e aiuta a scegliere bene fra le ispirazioni, tenendosi lontani dagli inganni che possono portare a scelte sbagliate. Secondo la Kabbalah la realtà in cui viviamo non è che una delle tante dimensioni possibili; alle altre dimensioni si può accedere in vari modi, uno dei quali è passare attraverso il sogno. Quando ci addormentiamo la presa della materialità si allenta, lasciando che la nostra anima ascenda al mondo spirituale dove riceve nutrimento, forza e ispirazioni. Queste esperienze notturne avvengono in una dimensione che trascende il tempo e lo spazio, nel quale passato, presente e futuro sono compresenti; si abbraccia dunque l’intera vastità della vita, nella sua complessità materiale e spirituale. Qui si colgono visioni che vengono trasmesse alla coscienza attraverso la forma di sogni: tali influenze, operando poi a livello del subconscio, hanno impatto sulle decisioni che prendiamo nella vita di tutti i giorni. Ma le visioni veritiere sono frammiste ad elementi di pura fantasticheria: le persone di forte spiritualità ricevono sogni prevalentemente veritieri mentre l’egocentrismo li deforma e restituisce false immagini. Più sono sinceri i sogni più sagge le nostre scelte e viceversa; nel tempo possiamo imparare a interpretare le visioni che riceviamo e a trarne l’ispirazione migliore. • Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome ricevo sogni veritieri. Durante la notte la mia anima ascende a luoghi sicuri e pieni d’amore; ogni mattina mi sveglio ricaricato, rinvigorito, rinnovato nel corpo e nello spirito e più saggio. 
Esortazione angelica
Lelahel esorta a fare tesoro dei preziosi doni che elargisce per trasferire vitalità, grandezza e bellezza al mondo, senza perdere equanimità e compassione, in modo scevro da ogni compiacimento verso il proprio potere personale.
Giorni e orari di Lelahel 
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Lelahel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 14 gennaio, 26 marzo, 8 giugno, 22 agosto, 3 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 1.40 alle 2.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Lelahel è il 12° versetto del Salmo 9: Psallite Domino, qui habitat in Sion; annuntiate inter gentes studia eius (Sal.9,12 - Cantate inni al Signore, che abita in Sion, annunciate le sue opere fra i popoli).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, dunque, la radice (lamed-lamed-he) del Nome risponde alla configurazione: "l’Impiccato – l’Impiccato – il Papa". Da qui la riflessione che nasce dalle domande poste da questi arcani: chiede per ben due volte l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? chiede il Papa (il mediatore, il ponte, l’ideale): cosa dice la Tradizione, la Legge? che cosa comunico e con quali mezzi? sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? ho un ideale?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 15 e il 20 aprile. L'angelo Lelahel appartiene al Coro degli Angeli Serafini guidato dall' Arcangelo Metatron. Questa decade in particolare (10-20 aprile) è dominata dal gioioso Arcangelo Hesediel, mentre il segno dell'Ariete nel suo complesso cade sotto il severo influsso dell'Arcangelo Kamael. Con questi link reinvio dunque a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Lelahel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo: i "santi laici" di questi giorni sono Stefano e Virgilio Mattei, cittadini; Ugo Venturini, attivista politico; Andrea Campagna, della Polizia di Stato e Francesco di Cataldo, della Polizia Penitenziaria.


domenica 10 aprile 2011

Mahasiah, angelo 5, dei nati fra il 10 e il 14 aprile

Mahasiah, o Mahashiyah, è il quinto Soffio e quinto raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie del Sole. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 20° al 25° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 10 e il 14 aprile.
I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.
Il nome di Mahasiah significa "Dio salvatore"
Il dono dispensato da Mahasiah è la PURIFICAZIONE
Dice Haziel che questo Angelo influenza la sfera sociale entro la quale agisce la persona, e che ciò significa che la spiritualità diffusa intorno a sé dal singolo individuo gli verrà resa, centuplicata. Si tratta di una spiritualità che si esprime sotto forma di considerazioni e speculazioni filosofiche, nel senso che Mahasiah influenza gli incontri con persone tese ad analizzare le proprie e altrui emozioni, i propri pensieri e istinti: questo conduce alla conoscenza di sè e, attraverso di ciò, a compiere progressi anche nella comprensione delle verità cosmiche. I nati di questo angelo troveranno nelle persone che li amano continue fonti di rivelazioni, che tanto più saranno veritiere quanto più si affideranno a lui per chiedere ispirazione e aiuto nel tenersi al riparo da fantasticherie erronee, procurandosi la guida angelica anche agendo correttamente e sinceramente. Spetta all'Angelo, dice Haziel, indicarci, ovvero dirci, come l'uomo sia tenuto ad agire, per diventare l'edificio che ospita la divinità operante nei suoi molteplici aspetti (ossia gli Angeli stessi); ma non bisogna dimenticare che questa guida si può esprimere solo se noi consapevolmente la richiediamo. Se invocato, questo Angelo Custode concede l'equilibrio, malgrado il forte desiderio (innato in alcuni dei suoi protetti) di avere ragione ad ogni costo; il suo aiuto può migliorare il carattere e, di conseguenza, rendere più attraenti le persone; anche nell’aspetto esteriore. Dona la possibilità di riconciliare più persone o di fare la pace con tutti. Concede sogni premonitori, comprensione del messaggio che viene dai piccoli fatti quotidiani; piacere delle cose semplici, riuscita negli esami e nella ricerca di un impiego, e anche l’ottenimento di compiti di responsabilità.  
Mahasiah secondo Sibaldi
Secondo Sibaldi, nella radice 'mem-he-shin' si cela il concetto 'io cerco gli orizzonti dello spirito e della conoscenza'. E spiega: il senso d’infinito nei folli discorsi dei personaggi di Aspettando Godot del Mahashiyah Samuel Beckett, e la possanza e la solitudine di Conan il barbaro, nel film più celebre del Mahashiyah John Milius: ecco i due poli del mondo dei protetti di questo Serafino, individui tanto grandi quanto solitamente incompresi, e del tutto indifferenti, per di più, al fatto che i loro contemporanei li comprendano o meno. Ciò che a loro interessa è sempre altrove, e molto lontano: i confini del loro animo sono troppo ampi perché la realtà del nostro mondo possa occuparvi un posto di qualche rilievo. Li attrae semmai la mistica, la religione (meglio se una religione antica, che in nessun tempio si pratichi più). La conoscenza li attrae sempre, perché la loro mente è agile e ha appetiti vigorosi: ma per quanto vasta possa essere la loro erudizione, tenderà sempre a consistere di argomenti che all’atto pratico si rivelano del tutto inutili, astratti, dinanzi ai quali il loro interlocutore alzerà le sopracciglia, perplesso, a meno che naturalmente non sia un Mahashiyah lui pure. E loro lo sanno bene. Perciò ecco cosa può succedere: a volte sembrano non avere alcun compito da svolgere, in questa vita; semplicemente si trovano un lavoro (o qualche animo buono glielo procura), non si curano che non abbia pressoché nulla a che vedere con loro, rispettano l’orario, e nient’altro. Non colgono le occasioni che la vita offre loro, le guardano passare; sono insoddisfatti del loro matrimonio, e annoiati, per lo più, dalle loro amicizie, ma non se ne fanno un cruccio: hanno talmente tanta energia da poter sopportare qualsiasi cosa o persona. E con tutti appaiono generosi, disponibili, tranquilli, tolleranti anche, salvo in quei casi in cui un non-Mahashiyah provi a imporre loro una qualche opinione troppo concreta, o peggio ancora a scuoterli da quel loro particolare modo di vivere. Allora reagiscono, si impuntano, e a questo mondo si contano sulla punta della dita le persone che potrebbero convincerli di avere torto. Gli imprevisti, le tempeste, a volte, li smuovono. Di solito sono bravissimi a schivarle: così profondamente distanti da tutto, privi di ambizione, rapidi a rassegnarsi e a lasciar perdere, offrono ben poco bersaglio alle intemperanze del destino. Ma quando qualche ondata della vita li travolge, scoprono di avere tutte le doti necessarie a superare la prova: reggono al naufragio, aiutano chi vi è coinvolto con loro, sanno ricostruire quel che è crollato, e fare anche in modo che la situazione, alla fine, sia migliore di quella che era andata distrutta. Ma poi regolarmente ritornano alle loro abitudini astratte e introverse, così come un santo ritornerebbe alla sua ascesi dopo una breve tentazione: ancor più certi che la Terra non abbia nulla da offrire, né in bene né in male, che possa adattarsi ai loro gusti. Con tutto ciò, una loro missione i Mahashiyah la svolgono, e di non poco conto: incarnano un punto di vista superiore dal quale considerare la nostra vita e ridimensionare ciò che noi – molto spesso – ci “sforziamo” di considerare importante, ed è invece del tutto secondario. A loro preme soltanto il presente (non per nulla fu un Mahashiyah il più celebre fotografo dell’Ottocento, Nadar): e quanti altri perdono invece ogni ora e ogni giorno del proprio presente, per proiettarsi con l’animo nel futuro prossimo o lontano, o per continuare a dibattersi in rimorsi e rimpianti passati! I Mahashiyah ritengono fermamente che non esista modo più stupido di rovinarsi l’esistenza. Aspettare Godot! E perché? Possono sembrare un po’ punk, ma sono in realtà filosofi nati, maestri di relatività, e ascoltarne attentamente non tanto le parole, quanto lo stato d’animo, l’interiore stabilità che attraverso le parole si esprime, è sempre benefico e rasserenante. Potrebbero essere ottimi insegnanti, analisti, se solo si convincessero che ne valga la pena, e avessero la pazienza di interessarsi alle descrizioni che gli altri danno dei propri problemi. Ma dato che questo non avviene pressoché mai, conviene semplicemente tenerseli cari, se capita di averli come amici, e ricorrere a loro nei momenti di stress, come a un antidoto o, mal che vada, a un calmante. Quanto allo stress in cui possono incorrere loro, è di una sola natura: si verifica ogni volta che, per esperimento o per una qualche suggestione ricevuta, i Mahashiyah cominciano a voler vivere come gli altri, a porsi cioè qualche obiettivo preciso e a lottare per conquistarlo. Diventano allora i peggiori nemici di se stessi. Commettono errori insensati, trascurano tutti i dettagli che si riveleranno poi fondamentali, sprecano puntualmente le risorse che hanno destinate allo scopo, svendono o vogliono far pagare troppo cari i loro talenti. Ne deriva facilmente un disastro; e dopo il disastro un senso di frustrazione cocente; e con la frustrazione, una tempesta di disperazione e paura di sé e degli altri. Poi passa e, come sappiamo, dopo le loro tempeste i Mahashiyah si riprendono abbastanza in fretta e, contemplando il mondo da lontano e dall’alto, si domandano perché sia venuto loro in mente di fare tutta quella fatica. Non c’era motivo, infatti. Meglio che si considerino serenamente e incurabilmente sani a modo loro, e si godano la loro dimensione esclusiva, come un bel promontorio sul fiume degli affanni altrui.
Qualità di Mahasiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mahasiah sono carattere accattivante e piacevole, armonia con il mondo e con gli altri esseri umani; capacità di scegliere il cammino giusto, di perdonare e di pagare per le proprie colpe. Successo in campo scientifico e nell'esercizio delle professioni liberali; gioia di vivere, facilità d’apprendimento (nelle scienze come nel misticismo, e riguardo ai misteri dello spirito), esito positivo negli esami.  L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Daniel e rappresenta i fallimenti familiari e scolastici. Ispira orgoglio, megalomania, deviazione sessuale, fanatismo religioso. Porta ignoranza, disinteresse per la cultura e lo studio, svogliatezza e difficoltà nell'apprendere; dissolutezza e malattie del corpo e dello spirito.
Meditazione associata al Nome: guarire
La meditazione associata a Mahasiah si chiama “guarire”. Secondo la Kabbalah questo Nome trasmette un potere spirituale di guarigione, che evoca la liberazione che Mosè seppe portare allo stesso popolo che aveva aiutato a sottomettere: un potere che si ottiene da un lato, meditando sui bisogni degli altri, e sulle nostre opportunità di intervenire in loro aiuto, dall’altro sull’assunzione di responsabilità che consente di rinunciare ad ogni atteggiamento vittimistico. • Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome porto l’energia di guarigione al livello più profondo e intenso del mio essere. L’energia della Luce mi pervade e mi mette in grado di prendermi cura, a mia volta, delle persone che hanno bisogno di guarire.
Esortazione angelica
Mahasiah esorta ad aprirsi all’ascolto: di se stessi, del mondo, degli eventi, di tutti gli esseri che la vita ci fa incontrare; ci invita a raccogliere i messaggi di grazia che da ovunque ci giungono per farcene latori per il progresso di tutti.
Giorni e orari di Mahasiah 
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Mahasiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 13 gennaio, 25 marzo, 7 giugno, 21 agosto, 2 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 1.20 alle 1.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Mahasiah è il 5° versetto del Salmo 33: Exquisivi Dominum, et exaudivit me; et ex omnibus terroribus meis eripuit me (Ho cercato il Signore ed egli mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, dunque, la radice (mem-he-shin) del Nome risponde alla configurazione: "il Matto – il Papa – la Morte". Da qui la riflessione che nasce dalle domande poste da questi arcani: chiede il Matto (l’inizio e la scelta): da cosa mi sto liberando o devo liberarmi? Come posso canalizzare la mia energia? Chiede il Papa (il mediatore, il ponte, l’ideale): cosa dice la Tradizione, la Legge? Che cosa comunico e con quali mezzi? Sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? Ho un ideale? chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca?
CORI DI INFLUENZA E ARCANGELI DI APPARTENENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 10 e il 14 aprile. L'angelo Mahasiah appartiene al Coro degli Angeli Serafini guidato dall' Arcangelo Metatron. Questa decade in particolare (10-20 aprile) è dominata dal gioioso Arcangelo Hesediel, mentre il segno dell'Ariete nel suo complesso cade sotto il severo influsso dell'Arcangelo Kamael. Con questi link reinvio dunque a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Mahasiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo: i "santi laici" di questi giorni sono Lorenzo Cotugno, agente di custodia, e Antonio Marino, della Polizia di Stato.

  

martedì 5 aprile 2011

Elemiah, angelo 4, dei nati fra il 5 e il 9 aprile


Elemiah, o Elamiyah, è il quarto Soffio e quarto raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie di Marte. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 5 e il 9 aprile. I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.

Il nome di Elemiah significa "Dio invisibile"

Il dono dispensato da Elemiah è il POTERE
Elemiah concede viaggi utili e appassionanti (specie per mare o riguardanti il mare), successo negli affari e nelle attività industriali: la sua energia assicura il successo in qualunque attività professionale e l’ottenimento di posti di responsabilità e di comando. Favorisce inoltre la riconciliazione di avversari di vecchia data. Dice Haziel che questo Angelo ha il compito di illuminare e promuovere l'integrazione dei nostri sentimenti alle nostre aspirazioni superiori: guida dunque ad associare in modo armonioso sentimenti e spiritualità. Beninteso, purché si elevino a lui le proprie preghiere, Elemiah rivela come integrare l’elemento Acqua all’elemento Fuoco, indicando le strade migliori per conquistare i più ardui equilibri.  Grazie alla sua influenza le persone amate ci insegneranno cose preziose. Concede ai suoi protetti il potere di riparazione; il ristabilimento dei ritmi e delle regole di funzionamento di ogni cosa e anche l’ottenimento di ricchezze. Viene dunque invocato per evitare gli eccessi, e per porre termine a un periodo difficile per iniziare un nuovo corso più felice. Sappiamo che secondo la Kabbalah tre versetti dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere), celano il codice dei 72 Nomi di Dio; e precisamente i versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14. Riguardo al trigramma-radice di questo Nome, ayin-lamed-mem, la terza lettera (mem) proviene dal nome di Mosé: è la prima che forma il nome del profeta e ha un rapporto con l’acqua, i sentimenti, le emozioni e la madre divina; il nome dell’angelo evoca una madre che protegge il suo bambino e rappresenta anche uno sguardo rivolto verso l’anima (interpr. Muller-Baudat).
Elemiah secondo Sibaldi
Secondo Sibaldi i protetti di questo Serafino sono autentici veggenti: percepiscono sia il futuro, sia ciò che si nasconde nell’animo del loro prossimo. Nel geroglifico del nome (ayin-lamed-mem) Sibaldi vede il concetto ”al di là delle nebbie, io amplio gli orizzonti”, e dice che se questi nati adoperassero questa dote ne ricaverebbero – e farebbero ricavare a chi li ascoltasse – vantaggi enormi, tanto più che la loro specialità consiste nel cogliere gli aspetti più concreti, economici, finanziari, di tutto ciò che la loro veggenza può esplorare. Ma non sono bravi a farsi prendere sul serio: sia perché temono un po’ questi loro poteri, sia perché temono ancor di più il successo, il clamore che susciterebbero. Sarebbe così bello e così facile, per loro: occorrerebbe soltanto che si lasciassero guidare dallo stupore (una sottile sensazione di sorpresa è, nella loro mente, il semplicissimo segnale di quel radar portentoso di cui dispongono dalla nascita), e che aggiungessero allo stupore un minimo di curiosità, di tensione dello sguardo interiore verso qualche obiettivo ben definito. In un attimo avrebbero tutte le risposte, ma non vogliono: sono persuasi che, venendosi a trovare sotto gli occhi di molti, non potrebbero più tener nascosto qualche aspetto della loro personalità, che a loro sembra troppo umile, insignificante. Peggio ancora: ipercritici come sono verso se stessi (è questo infatti il loro maggior difetto), credono che una qualsiasi dose di successo darebbe loro alla testa, e farebbe emergere in loro difetti assolutamente odiosi, come presunzione, insolenza, volgarità. Così, la maggioranza degli ‘Elamiyah preferisce tarparsi, e va incontro alla dura sorte di chi rifiuta i propri doni straordinari: invece di fornire alimento a qualche altra qualità più ordinaria, quei loro doni inutilizzati diventano così un impaccio, e frenano, come spiriti indignati, ogni altra carriera, costringendoli a esistenze mediocri, a ruoli sempre di secondo piano. Non è un problema da poco, e quanto più lo si analizza, tanto più appare complicato. L’umiltà degli ‘Elamiyah ha infatti ragioni anche più profonde, e inscindibili da quegli stessi loro poteri: si esprime in essa il caratteristico fastidio che gli individui spiritualmente più evoluti provano nei riguardi di tutto ciò che è egocentrico. La loro veggenza deriva da una superiore altezza del loro animo, la loro attenzione per il concreto è una forma d’amore per la realtà terrena che vorrebbero migliorare, rendere più facile, per il bene altrui: e né in alto, dentro di loro, né in basso, nella dedizione agli altri, rimane alcuno spazio per il compiacimento o anche soltanto per il benessere di quello stretto involucro che è, per loro, il loro io. Non per nulla la tradizione vuole che proprio il 7 aprile cada il Natale di Buddha. Che fare, dunque? Molti ‘Elamiyah non riescono, per così dire, a essere all’altezza della loro stessa altezza: in questo caso vivono cupi, frustrati, lacerati tra il loro desiderio di nascondersi e la consapevolezza di valere molto, tra il disprezzo che avvertono verso se stessi e il sogno della stima che sentono di meritare. In queste condizioni, quando la loro veggenza preme e vuol emergere, si dedicano magari al gioco d’azzardo: e la loro invincibile repulsione per il trionfo non tarda a far loro scialacquare tutto quello che sono riusciti a vincere. Oppure la deviano verso le percezioni alterate dalle droghe – nel tentativo, si direbbe, più di placarla, o di giustificarla in qualche modo, che non di acutizzarla – e invece che veggenze hanno visioni: così fu per esempio per Baudelaire, disperatissimo, con l’oppio e l’hashish. Altri invece trovano il modo di utilizzare le loro doti attraverso le arti visive: invece che nella veggenza, si impratichiscono nell’uso di obiettivi fotografici o cinematografici, e alcuni riescono a convogliare qui, davvero, il loro talento. Così fu per il documentarista Folco Quilici, o per Francis Ford Coppola – che, tra l’altro, raffigurò ottimamente un tipico elamiano nel suo film Tucker, storia di un inventore e industriale ispirato, troppo profetico perché la sua epoca lo potesse ascoltare. Anche il giornalismo può piacere agli ‘Elamiyah, purché naturalmente lo intendano come un modo di vedere più in là, di cercare nelle e dietro le notizie ciò che i loro colleghi non sono ancora arrivati a scoprire: fu così per il più famoso giornalista della storia, l’‘Elamiyah Joseph Pulitzer. Mentre in Italia è un ‘Elamiyah Eugenio Scalfari. Ma i più felici sono quelli che, senza cercare compromessi con il loro presente e con le aspirazioni della stragrande maggioranza dei loro simili, si dedicano senz’altro all’altruismo: ad aiutare cioè i più deboli a vedere oltre le loro attuali condizioni. Ne ho conosciuto uno, anni fa, e lo ricordo con ammirazione: era un istruttore di giovani affetti dalla sindrome di Down. Insegnava loro a non temere il mondo delle persone sane – che era un aldilà, per loro – e faceva molti piccoli miracoli: i suoi allievi imparavano a scegliersi una professione, a non scoraggiarsi dei propri errori, a muoversi con sicurezza per le strade, ed era come se qualcuno avesse insegnato a noi che cosa fare per trarre il massimo vantaggio da ciò che dovrà accaderci tra dieci o quindici anni. Soprattutto, li educava a non aver paura dei propri successi.. come sapevano gli antichi, «il medico cura sempre se stesso»: proprio aiutando altri a non intimidirsi di sé, il mio amico istruttore cessava di ritenere il suo io un luogo troppo stretto; era amato, popolare tra i colleghi e i genitori degli allievi, e irradiava un’armonia di cui raramente ho visto l’eguale.
Qualità di Elemiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Elemiah sono entusiasmo, combattività, padronanza del proprio destino. L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Samane e rappresenta i fallimenti nella professione, o nel cattivo andamento di viaggi che si risolvono male. Domina la cattiva educazione e causa distruzione sistematica di tutto ciò che non funziona bene, sdegno. Ispira ogni sorta di scoperte (sia geografiche sia scientifiche) che sono potenzialmente dannose per l'umanità, creando inoltre ostacoli a qualsiasi impresa di carattere positivo. 
Meditazione associata al Nome: eliminare i pensieri negativi
La meditazione associata a Elemiah si chiama "eliminare i pensieri negativi". Secondo la Kabbalah i pensieri non scaturiscono affatto dalla parte fisica del cervello: esistono 2 fonti da cui scaturiscono i pensieri, come due grandi stazioni cosmiche: le Forze rispettivamente della Luce e dell’Oscurità, e da qui vengono captati dalla nostra mente, che li trasmette come una radio. La vibrazione di queste lettere consente di spostare la nostra connessione dalla Forza oscura dell’Ego (che alimenta anche tutte le nostre angosce e paure), a quella della Luce, che infonde fiducia e capacità di discernere quali sono le direzioni che dobbiamo prendere per un vero appagamento, che non sia solo apparente e materiale. Invertire la polarità di questi pensieri apre il cuore: ma, mentre ci allontana dall’indifferenza, nello stesso tempo mette a tacere le ansie inutili mettendoci al riparo dalla paura. • Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome, sto estinguendo i pensieri distruttivi che provengono dall’Ego. Si crea un varco da cui fluisce un dolce splendore di Luce spirituale, che colma il mio cuore e la mia mente.

Esortazione angelica
Elemiah esorta a cercare in sé l’equilibrio capace di mettere la nostra capacità di ottenere potere al servizio dei veri bisogni della nostra anima, e dunque del mondo: perché noi e il mondo siamo la stessa cosa; un solo organismo.

Giorni e orari di Elemiah 
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Elemiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 12 gennaio, 24 marzo, 6 giugno, 20 agosto, 1 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 1.00 alle 1.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Elemiah è il 5° versetto del Salmo 6: Convertere, Domine, et eripe animam meam; salvum me fac propter misericordiam tuam (Sal.6,5 - Volgiti, Signore, a liberarmi, salvami per la tua misericordia).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, la radice (ayin-lamed-mem) del Nome risponde alla configurazione: "La Torre o casa di Dio - l'Appeso – la Morte ". Da qui la riflessione che nasce dalle domande poste da questi arcani: chiede la Torre (l’apertura, l’emergere di quanto stava rinchiuso): con chi, o con che cosa, sto rompendo? Da quale prigione mi sto liberando? Quali energie si sbloccano dentro di me? Quale festa mi attende? chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore? chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca?
Cori di appartenenza e Arcangeli di influenza
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 5 e il 9 aprile. L'angelo Elemiah appartiene al Coro degli Angeli Serafini guidato dall'Arcangelo Metatron. Questa decade in particolare (31 marzo-9 aprile) è dominata dall’Arcangelo della guarigione, Raffaele, mentre il segno dell'Ariete nel suo complesso cade sotto il severo influsso dell'Arcangelo Kamael. Con questi link reinvio dunque a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Elemiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo: i "santi laici" di questi giorni sono Giuliano Guazzelli, carabiniere, e Raffaele Cinotti, della Polizia Penitenziaria.