perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

giovedì 26 maggio 2011

Mebahel, angelo 14, dei nati fra il 26 e il 31 maggio

Mebahel, o Mebaheel, o Mebahe’el, è il 14esimo Soffio e sesto raggio angelico nel Coro uraniano degli Angeli Cherubini, nel quale amministra le energie di Venere. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 5°al 10° dei Gemelli ed è l'Angelo Custode dei nati dal 26 al 31 maggio. I sei Angeli Custodi dei Gemelli, collettivamente, ispirano ai loro nati il bisogno di comunicazione e facilitano la loro lieta riuscita in questo campo, rendendoli così potenziali seminatori di pace e di unione; proteggono inoltre tutti coloro che comunicano e si occupano di trasmettere dati informativi.
Il nome di Mebahel significa “conservatore"
Il dono dispensato da Mebahel è VERITA' e LIBERTA'
Questo angelo effonde, nel proprio Coro uraniano, le energie di Venere; e in effetti dice Haziel che la sua influenza conduce alla spiritualità attraverso "l'altro", sia esso il partner, il coniuge, l'amico, il socio o perfino la società stessa. Da questo punto di vista egli è anche l'angelo dell'armonia nella coppia, dell'amore e della pace coniugale. Se la persona saprà mettere in moto l'impulso del suo angelo, l'illuminazione verrà per veicolo mentale, attraverso pensieri sempre più elevati, permeati di Amore-Saggezza. I Mebaheel troveranno alleati in altre persone che, come lui, aspirano a riversare nella società idee sublimi di amore unitario. L'influenza dell'angelo non produrrà militanti, quanto teorici simpatizzanti di tutto ciò che conduce all'unione e alla pace. Paradossalmente, questo loro nobile talento si potrà inizialmente esprimere anche in maldestre manifestazioni di aggressività, verso gli altri come verso se stessi, come spesso accade nella cieca ricerca di qualcosa che non è ancora chiaro; ma deve essere ascoltato.
Sappiamo che secondo la Kabbalah i tre versetti 19, 20 e 21 (ciascuno composto da 72 lettere) del capitolo 14 dell'Esodo cela il codice dei 72 Nomi di Dio: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si pose dietro di loro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro, venendosi a trovare fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele. Questa nube da un lato (cioè per gli uni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per gli altri) rischiarava la notte. Così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri per tutta la notte. Allora Mosé stese la mano sul mare e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con forte vento da Oriente, rendendolo asciutto; e le acque si divisero". Ora, la prima lettera della radice del Nome di questo Angelo, qui Mem, è la quattordicesima lettera del cap. 14, versetto 19 dell'Esodo: dunque l'ultima lettera del nome divino (in ebraico Elohim). La Beth proviene da una parola che significa "avvicinamento", e la Hé dalla parola che significa il mare. Il trigramma Meb (Mabah) assume dunque il significato di una apertura verso la liberazione della coscienza. L'origine di queste lettere ci dà anche l'immagine di una strada di salvezza contro tutti i tipi di conflitti e di discordie: questo Angelo mostra che l'emozione può essere placata attraverso la comprensione dei disegni divini nelle nostre vite, in lui troviamo dunque conforto morale e con il suo aiuto siamo in grado di accettare le ingiustizie senza subirle, sapendo anche perdonare chi le ha causate (interpr. C. Muller e J. M. Baudat).
Mebahel secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che il senso di giustizia domina burrascosamente la vita dei Mebahe’el. La radice mem-beth-he cela il concetto devo comprendere come dare ordine alla vita: e appunto nel loro senso della giustizia potranno trovare un orientamento e una chiave. Questa sensibilità infatti, apre loro magnifiche carriere quando hanno il coraggio di lasciarsene guidare, ma li punisce con durezza se viene repressa. Guai, dunque, se rimangono indifferenti quando vedono dei soprusi, o se loro stessi accettano di subirne senza reagire: le loro migliori energie li abbandonano rapidamente, il loro umore crolla, la loro attenzione si appanna, l’infelicità comincia a prendere forme sempre più concrete nelle loro giornate. Ottimi, invece, sono i periodi in cui seguono la loro vocazione più profonda: che è quella di comprendere che cosa sia veramente giusto o sbagliato nel mondo, e perché.
A loro, infatti, la questione appare sicuramente irrisolta: nelle leggi delle nazioni, i Mebahe’el vedono soltanto un’esigenza di giustizia ancora imperfetta, e che è urgente perfezionare. Inutile, perciò, che cerchino di placare il loro bisogno d’intervenire nei guai altrui facendo appello all’ordine costituito, o men che meno abbracciando una carriera nelle forze dell’ordine. Contrasterebbe con tale scelta anche il loro carattere esuberante, individualista, battagliero: esigono di essere al centro dell’attenzione, e non solo non sopporterebbero a lungo un superiore, ma nulla dà loro maggiore soddisfazione del proclamare una qualche nuova idea di libertà, che sorpassi tutti i codici civili in uso. Se si ripercorre il catalogo dei dannati e dei beati nella Divina Commedia, con tutti quei castighi e quelle ricompense che potevano venire in mente soltanto a un eretico ribelle, si capisce perché a Dante Alighieri alcuni abbiano assegnato proprio il 30 maggio, come probabile data di nascita. E si intuisce, d’altra parte, quale slancio dovette attingere il Mebahe’el J.F. Kennedy dal pronunciare certi suoi slogan e frasi famosissime, come «Ich bin ein Berliner», con cui toglieva, in nome di una giustizia più alta, la condanna che dopo la Seconda guerra mondiale pesava sul capo dei tedeschi. Seguire il proprio Angelo, si sa, porta sempre nella direzione giusta e più luminosa: e anche per questo fu proprio il ruolo di giustiziere freelance a determinare il successo dei Mebahe’el John Wayne e Clint Eastwood. Certo, questo talento etico mebaheliano è tutt’altro che lieve. È una perenne sfida, che se da un lato richiede necessariamente di venir alimentata da potenti dosi di fiducia in se stessi, di determinazione e anche di sfrontatezza, dall’altro tende ad assorbire tutta la loro attenzione: dimodoché ai Mebahe’el che vogliano seguire la loro vocazione rimane solitamente ben poco tempo da dedicare alla famiglia. E qui cominciano i rischi più insidiosi: la solitudine non li spaventa ma, se non sanno accorgersene per tempo, la mancanza di profondi rapporti d’affetto può danneggiare il loro senso della realtà. Il loro Ego può gonfiarsi fino a farli sentire personalità eroiche, eccezionali e perciò incomprese; la loro passione per la giustizia diventa allora rancore e disprezzo per la gente, e perciò si chiudono in se stessi, si deprimono. In alcuni Mebahe’el questa chiusura assume le forme di un perenne brontolio, con accessi di collera; in altri è una profonda, segreta insoddisfazione da Noè dilettanti, che sognano cinicamente un’arca solo per loro e il diluvio tutt’intorno. In altri ancora può produrre una sorta di corto circuito nel loro senso di giustizia, e trasformarli d’un tratto in oppressori e truffatori, o in individui vili, come se si traviassero apposta per punire un mondo che a loro non piace: così dovette accadere alla Mebahe’el Mary Tudor, soprannominata Maria la Sanguinaria, che regnò feroce in Inghilterra verso la metà del Cinquecento. Ma, in questi casi, andrebbero talmente contro le energie del loro Angelo da incorrere – come appunto accadde alla regina Mary – in guai e infelicità disastrose. Il miglior antidoto a questi eccessi del loro Ego va cercato nella considerevole riserva di umorismo di cui tutti i Mebahe’el sono provvisti. Se ancora non lo sanno, lo scoprano: non solo vi troveranno armi efficacissime contro la mediocrità morale dei loro contemporanei, ma anche il modo di non prendersi tanto dolorosamente sul serio, e di individuare, anche, più agevolmente, ciò che in loro stessi contrasta con i loro ideali di giustizia – e a cui, nella foga di correggere gli altri, a volte non danno il necessario peso. I Mebahe’el più raffinati possono specializzarsi nell’ironia: come Ian Fleming, il cui famosissimo agente 007 (un giustiziere anche lui) presenta aspetti deliziosamente comici, del tutto sconosciuti, prima di lui, al genere del romanzo di spionaggio. I più impetuosi, invece, si ritrovano in una comicità rumorosa e ingenua, come lo splendido Bob Hope. Ma se proprio vogliono essere geniali, imparino a impregnare d’umorismo ogni loro azione, divertendosi a sorprendere gli interlocutori con l’inventiva tipica del segno dei Gemelli, come se fossero sempre su un palcoscenico: e allora trionferanno indimenticabilmente.
Qualità di Mebahel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mebahel sono sono onestà, giustizia, verità del cuore, trasparenza; leggerezza, senso artistico, senso dell'humour. Dona protezione e liberazione di prigionieri, liberazione da ogni forma di oppressione, intesa non solo in senso fisico, poiché la sua influenza si estende anche ai vincoli che spesso tengono prigioniero lo spirito di un individuo: l'aiuto di questo Angelo può sciogliere la tensione dovuta a complessi, ossessioni e manie. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Tamiel e rappresenta l'ingiustizia e la prigionia. Causa confusione mentale, ossessioni di tipo depressivo, aggressive o autoesioniste. Domina negativamente i processi, causa bugie, instabilità, inganno, corruzione, falsa testimonianza.
Meditazione associata al Nome: addio alle armi
La meditazione associata a Mebahel si chiama "addio alle armi": secondo la Kabbalah, infatti, proprio come basta una lampadina a cacciare le tenebre da una stanza, invocare la luce di questo Nome porta a conclusione pacifica il conflitto, a qualunque scala - dal litigio per un parcheggio alle guerre per il petrolio. Perché le soluzioni per ottenere la pace non sono mai di tipo militare: ricorrere alla violenza - perfino se "giustificata" da ottime ragioni - significa soltanto tentare di combattere l'oscurità con un'oscurità più grande. Le soluzioni si devono invece fondare sulla Luce spirituale e sulla consapevolezza dell'anima umana. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per la luce di questo Nome sciolgo i conflitti nella mia anima, mi rappacifico con chiunque, so perdonare e vedo questa facoltà irradiarsi verso il mondo e contagiare gli altri
Esortazione angelica
Mebahel esorta a diventare coscienti delle proprie forze interiori e dei legami con le energie armonizzatrici che possono venire in nostro aiuto: invita a entrare in connessione con questi poteri per trovare equilibrio ed effondere nel mondo effetti positivi.
Giorni e orari di Mebahel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Mebahel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 22 gennaio, 3 aprile, 17 giugno, 31 agosto, 11 novembre. Inoltre egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.04.20 alle 04.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Mebahel è il 10° versetto del Salmo 9: Et est Dominus refugium oppresso, refugium in opportunitatibus, in tribulatione (e il Signore è rifugio per l'oppresso, rifugio sicuro nei tempi favorevoli e nelle avversità).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice mem-beth-he risponde alla configurazione: "la Morte - la Papessa - il Papa", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande rivolte da questi arcani: chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione, chiusura di un ciclo): qual'è la mia ira? cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare? chiede la Papessa: (gestazione, accumulo) che cosa nascondo? cosa sto accumulando? cosa devo studiare? in quali rapporti sono con mia madre? chiede il Papa: (l'ideale, il ponte, il mediatore) che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale? 
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 26 e il 31 maggio. L'angelo Mebahel appartiene al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel; questa decade in particolare (21-31 maggio) è sotto l'influenza del dolce Arcangelo Haniel. Il segno dei Gemelli nel suo complesso cade invece sotto l'influenza dell'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Mebahel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono le vittime delle stragi di via Georgofili, di piazza della Loggia, di Peteano, e la piccola Simonetta Lamberti.

sabato 21 maggio 2011

Iezalel, angelo 13, dei nati fra il 21 e il 25 maggio


Yezalel, o Yezale’el, o Iezalel, è il 13esimo Soffio e quinto raggio angelico nel Coro uraniano degli Angeli Cherubini, nel quale amministra le energie del Sole. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dallo 0 al 5°dei Gemelli ed è l'Angelo Custode dei nati dal 21 al 26 maggio. I sei Angeli Custodi dei Gemelli, collettivamente, ispirano ai loro nati il bisogno di comunicazione e facilitano la loro lieta riuscita in questo campo, rendendoli così potenziali seminatori di pace e di unione; proteggono inoltre tutti coloro che comunicano e si occupano di trasmettere dati informativi.
Il nome di Yezalel significa “Dio glorificato sopra ogni cosa"
Il dono dispensato da Yezalel è la FEDELTA'
Questo Angelo unisce le energie di Urano con quelle del Sole, portando alla coscienza del suo protetto un messaggio di fedeltà agli altri e la percezione di non essere solo. Tramite l'energia dell'angelo l'individuo è fortemente spinto a cercare l'unità e l'unione. L'Unità è anche da intendersi come armonia nella nostra "doppia personalità androgina" (quell'interiorità in cui si uniscono il nostro maschile e femminile), e anche come armonia raggiungibile in un equilibrato rapporto di coppia, in cui l'unione "maschile-femminile" viene rappresentata da due persone di sesso diverso, o comunque assortite in modo di unire le proprie energie complementari. L'angelo anima dunque il potente desiderio di formare l'Unità con l'altro per raggiungere il più alto progresso. L'unione crea l'ordine, l'armonia e la bellezza: così, dice Haziel, l'individuo aiutato da Yezalel agirà per unire ciò che è superiore con ciò che è inferiore, sarà fonte d'amore per tutti quelli che lo circondano. Potrà essere un grande unificatore in ogni campo: famiglia, società, popoli, paesi. Per influsso di quest'Angelo, la persona intensificherà il suo Amore per la Saggezza e per tutto ciò che è nobile e grande. La Morale, quella vera, rappresenterà per lui la regola da seguire, fulgida e splendente. Le circostanze della vita potranno così condurlo, se lo desidera, scientemente o meno, ad essere anche un modello morale da seguire.
Yezalel secondo Sibaldi
Sibaldi vede, nella radice yod-zain-lamed del Nome Yezale’el, il concetto: Il mio sguardo mira in alto, e lo spiega così: tutti sanno, credo, che un maschio è un individuo che dispone di scarsa energia femminile, e ha bisogno di donne per compensare questa carenza; e una donna è un individuo che dispone di scarsa energia maschile, e può compensare tale carenza frequentando maschi; è altrettanto risaputo che in un omosessuale o in una lesbica questi valori appaiono invece invertiti, e la compensazione può perciò avvenire soltanto grazie a chi appartenga al loro stesso sesso. Ma pochissimi sono al corrente del fatto che gli Yezale’el non rientrino in nessuna di queste categorie: il loro principale problema è dato infatti dalla compresenza, in ciascuno di loro, di caratteristiche psicologiche femminili e maschili, perfettamente equilibrate, che costituiscono un’identità a sé stante, misteriosamente autosufficiente sul piano sessuale. Non che la cosa sia problematica di per sé, al contrario: appena trovano il coraggio di riconoscere questa loro esclusività, gli Yezale’el si accorgono anche dei molti vantaggi che essa comporta, del doppio punto di vista e soprattutto della doppia energia che dona loro. Ma quel coraggio è molto difficile da conquistare. Troppo grande, troppo perfetto è quell’equilibrio, in un mondo che anche nella sessualità è ovunque squilibrato. E gli Yezale’el ne sono allarmati: si sentono diversi dai loro coetanei che sognano l’anima gemella, o almeno un buon corpo altrui a cui aderire e adeguarsi. Neppure durante l’adolescenza gli Yezale’el avvertono bisogni del genere, e temono si tratti di una loro carenza, non sospettano che sia invece il contrario: che, cioè, essi abbiano già in se stessi ciò che gli altri stanno cercando intorno. E come potrebbero? Non si parla di loro in nessun corso di educazione sessuale, non esiste nemmeno il termine nel dizionario, per indicare la loro natura. Perciò provano a uniformarsi, per non sentirsi esclusi. Fingono flirt e passioni, ma non ne deriva che infelicità; le loro emozioni, così sforzate, si bloccano inevitabilmente, gli amori che riescono a collezionare sono ansiosi e deludenti; il loro corpo finisce con l’esprimerne il disagio con vari disturbi psicosomatici, e anche il loro modo di vestire diventa sgradevole: artificioso o sciatto. Non si piacciono, non vogliono piacersi, e si convincono di non poter piacere agli altri. Oppure (e questo è forse peggio ancora) riescono a fingere a lungo anche dinanzi a se stessi, finché al posto del loro io rimane soltanto un ruolo da difendere, e quel ruolo è un mosaico di pose e compulsioni che somigliano molto a una prigione. Quanto dura questo supplizio? Fino ai trenta, ai quaranta. Per sempre, a volte: ci sono Yezale’el che nemmeno davanti ai più duri insegnamenti del loro destino si accorgono di quanto sarebbe semplice e ovvio trasformare ogni cosa. Basterebbe accettarsi. E non è affatto difficile. In pratica, non occorre altro che domandare al proprio cuore, riguardo a una qualsiasi cosa, «Mi piace questo?» e aspettare che la risposta prenda forma, senza ricorrere a frasi prese in prestito da altri. Quell’attesa è splendida. In essa gli Yezale’el cominciano a percepire davvero, nel loro corpo, le loro due anime, e nella loro mente una vastità in grado di accoglierle entrambe. E poi ancora: «Mi piace quest’altra cosa? E quest’altra?» e di risposta in risposta il mondo comincia ad apparire loro completamente nuovo. La prigione di prima si dissolve, pian piano, e quel che segue è quasi travolgente. Le vecchie preoccupazioni del sesso e dei sentimenti rimangono indietro, situazioni che fino ad allora apparivano disastrose tornano alla mente soltanto come ricordi remoti, superati: lontanissima da quelli, comincia a manifestarsi invece un’incontenibile energia, una voglia di nuovi obiettivi, alti, ambiziosi, soprattutto nella professione. Gli Yezale’el scoprono allora di avere grandi e molteplici talenti, in particolare creativi e finanziari, e in più un gran desiderio di mostrarsi, o di mostrare le loro opere o di aiutare altri a mostrarsi. Hanno anche la sorte dalla loro parte: come per tutti coloro che si trovano in una fase di crescita, ha inizio anche per loro il «Chiedete e vi sarà dato» di cui parlano le Scritture. Desiderano (imparano a desiderare!) e ogni loro autentico desiderio si materializza tanto puntualmente, da spingerli spesso a qualche forma di curiosità esoterica – per cercare di capire come una simile magia sia diventata tutt’a un tratto possibile. Diventano così imprenditori, artisti, terapeuti, organizzatori: ma per loro l’importante, ripeto, è che li si veda; hanno qualcosa da comunicare, sentono di aver compiuto scoperte che anche per gli altri saranno preziose e cercano di esprimerle con tutto il proprio essere. Ed è una missione, davvero: esplorare direzioni nuove dell’evoluzione umana, grazie a un diverso modo di intendere il principio femminile e maschile. Conoscere amare gli altri (e di conseguenza se stessi) al di là dell’impulso sessuale: ed è forse poco? Le turbe, gli equivoci, le lotte di potere che derivano dal sesso non sono forse tra le principali cause di diseguaglianza, di insincerità e di dolore nell’umanità? Pochissimi Yezale’el, certo, arrivano a comprendere appieno questo loro compito, ma molti lo sfiorano in vario modo – e sfiorarlo è già sufficiente, spesso, per destare in loro enormi energie. Così fu per Richard Wagner, per esempio, con la sua epica della purezza; o per la regina Vittoria, che impose a un’intera epoca un’avversione molto yezalieliana per la sessualità; o per Bob Dylan, che viceversa si trovò perfettamente a suo agio in una generazione ansiosa di liberarsi dai tabù sessuali, cioè di togliere alla sessualità il suo valore determinante nei rapporti sociali e nella morale. Ed era Yezale’el anche Arthur Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes, il castissimo detective altrettanto abile nello smascherare che nel mascherarsi: yezalieliano dunque anche lui, con quella sua capacità di straniare sia gli altri sia se stesso dagli abiti, dai ruoli che bisogna imporsi in società. Non è detto, d’altronde, che agli Yezale’el sia precluso l’amore-passione: lo trovano, puntualmente, quando hanno cominciato a scoprirsi, ed è una magnifica unione di anime – meglio se con un altro Yezale’el ridestato o con i Miyhe’el del 18-22 novembre, la cui sensibilità è del tutto affine alla loro.
Qualità di Yezalel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Yezalel sono fedeltà coniugale, lealtà, rettitudine, amicizia, buona memoria, volontà ferma, immaginazione, unità e senso dell'unione. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Atriel e rappresenta le difficoltà coniugali: ispira lontananza fra le persone, inganno, incoerenza, disarmonia, incomprensioni, contrapposizioni, divorzi, rotture delle amicizie e dei rapporti societari.
Meditazione associata al Nome: il Paradiso in terra
La meditazione associata a Yezalel si chiama "il Paradiso in terra": un concetto da riferire, secondo la kabbalah, a una condizione di pace individuale e globale, e da estendere al concetto stesso di "Messia". Vanno visualizzati, cioè, un Messia universale e un Messia "personale", che scaturisce in noi dalla guarigione interiore, un Sè superiore che ci può dare pace, sicurezza e guida. Tale risultato si ottiene, come sempre, esclusivamente tramite il nostro comportamento, che deve essere retto e teso a conquistare l'unione con gli altri e con l'organismo più grande di cui siamo parte. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: accendo la luce del mesia dentro me stesso, dentro dgli altri e in tutto il poianeta. Per l'energia di questo Nome il concetto del "paradiso in terra" diventa concepibile e realizzabile.
 Esortazione angelica
Yezalel esorta a  creare la realtà che ci circonda: effondi sulla terra la pace e l'unione che provengono dalla tua interiorità, come riflesso e intuizione della Bellezza divina.
Giorni e orari di Yezalel
Se sei nato nei suoi giorni di reggenza Yezalel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 21 gennaio, 2 aprile, 15-16 giugno, 30 agosto, 10 novembre. Inoltre egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h.04.00 alle 04.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera tradizionale rivolta a Yezalel è il versetto: Jubilate Deo omnis terra: erumpite, exultate et psallite (Sal. 98,4 - Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul piano dell'introspezione psicologica. In questo caso la radice yod-zain-lamed risponde alla configurazione: "la Ruota della Fortuna - il Carro - l'Appeso ", da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande rivolte da questi arcani: chiede la Ruota (il ciclo del mutamento): che ciclo si è concluso, cosa devo cambiare? quali sono le mie opportunità? cosa mi aiuta? cosa sto ripetendo? quale enigma emozionale mi blocca? Chiede il Carro (azione nel mondo): dove vado, e da dove vengo? qual è il mio veicolo (per esempio: una dottrina mistica, la matematica, il mio corpo ecc...)? qual è la mia azione nel mondo? Chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore?  
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 21 e il 26 maggio. L'angelo Yezalel appartiene al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel; questa decade in particolare (21-26 maggio) è sotto l'influenza del dolce Arcangelo Haniel. Il segno dei Gemelli nel suo complesso cade invece sotto l'influenza dell'Arcangelo Michele. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Yezalel. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. 
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono in primis (per me!)le vittime della strage di Capaci: Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, con gli agenti Rocco Di Cillo, Antonio Mortinari e Vito Schifani; inoltre Eros Rubbiani, impiegato; Gianluca Congiusta, commerciante; Alberto Brasili, attivista politico.





lunedì 16 maggio 2011

Hahaiyah, angelo 12, dei nati fra il 16 e il 20 maggio

Hahaiyah, o Haha‘iyah è il dodicesimo Soffio e il quarto raggio angelico nel Coro uraniano degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel, dove governa le energie di Marte. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° del Toro ed è l'Angelo Custode dei nati dal 16 al 20 Maggio. I sei Angeli Custodi del Toro, collettivamente, fanno dei loro nati persone serie, responsabili, gradevoli e meritevoli di fiducia; inoltre accordano loro la sicurezza materiale.

Il nome di Hahaiyah significa “Dio rifugio”


Il dono dispensato da Hahaiyah è il RIFUGIO. Questo angelo è detto Angelo-rifugio in quanto, grazie all'Amore che emana (in virtù dell'energia di Urano), fornisce un’efficace corazza contro ogni avversità e la capacità di dissiparle; può donare pace e protezione a tutti quelli che si sentono perseguitati. Il suo soccorso appare, nella vita della persona, per risolvere istantaneamente delle situazioni difficili, obbligandola (per così dire) a constatare la sua presenza provvidenziale. L'Amore si manifesterà, attraverso eventi favorevoli o il potente sostegno da parte di persone amiche, nei momenti drammatici; verrà dal cielo come un sogno, come un fatto irreale. Secondo Haziel, Hahaiya fa si che dall'individuo si sprigionino principi esistenziali assai elevati. Nel suo ambiente umano i suoi protetti hanno il compito di spargere il seme dell'Amore e della Saggezza, di essere fonti di Luce e di Sapere; di ispirare pratiche nobili eliminando possibili perversità. Lo si invoca nelle avversità e quando si desidera ottenere ispirazione per la soluzione di una situazione difficile: la risposta, solitamente, viene data dall'Angelo in sogno, o tramite ispirazioni notturne. Questo angelo dona discrezione, grande cortesia, notevole potere di seduzione da esplicare per motivazioni positive. Dona sogni limpidi, proficui, premonitori e capacità di interpretarli; protezione dai sortilegi e dal rancore altrui; spirito missionario; capacità di analisi e comprensione verso le persone. Grazie a lui la persona sarà ispirata e sempre orientata verso situazioni luminose.
Hahaiyah secondo Sibaldi
Nella radice he-he-ayin del Nome c’è il significato ’la grande energia della mia anima lotta contro gli inganni’. Dice Sibaldi che le doppie, nell’alfabeto della Kabbalah, significano eccesso di energia, un’esuberanza che può essere un bene o un male a seconda della strada che prenderà. Una direzione che nel Nome di questo Cherubino non sarà facile prendere: la doppia he, e dunque un’eccezionale potenza spirituale – si trova dinanzi un ayin, il geroglifico che indica anche ciò che è pesante, ottuso, incerto come le nebbie e il fango di una palude. La grande maggioranza degli Haha‘iyah sa o sente di avere, nella vita, il compito di disperdere perlomeno questi effluvi dell’ayin, di lottare per la chiarezza, la verità, la luce. Non è raro che ne siano sconfortati e finiscano per difendersene chiudendosi in se stessi: allora le loro belle energie in eccesso si irrigidiscono in forme strane, dolorose, anche, come crampi. Così avviene a tutti quegli Haha‘iyah che nella prima parte della vita sono magnifici nel desiderare la bellezza e la felicità ma che successivamente si costringono a una vita in stato d’assedio, in un apparente tentativo di conservare ciò che sono riusciti a ottenere, e in realtà soffrendo di una segreta incapacità di goderne, come avari che per timore della miseria non osano più sfiorare il loro capitale. Si direbbe, a quel punto, che il mondo sembri loro un posto troppo infido – troppo ayin – per potervisi rilassare; o che addirittura gli inganni si nascondano dentro loro stessi, tanto che, a forza di domandarsi «Ma sarà vero ciò che provo? non sparirà d’un tratto tutto ciò che ho?» possono avvicinarsi pericolosamente all’ossessione. Che dire, per esempio, di quei tanti Haha‘iyah innamorati, che per dubbi di questo genere rimangono sempre al di qua della dichiarazione? O di quelli che avvertendo in sé un talento per l’arte (e spesso ne hanno) diventano talmente critici verso se stessi da paralizzarsi vanificandolo? Il guaio maggiore è che un’energia vasta come la loro non può accontentarsi di restare inattiva, o anche soltanto sulla difensiva; se ristagna troppo, è facile che si volga contro se stessa e produca malessere: malattie complicate, disturbi del comportamento, o magari circostanze capricciosamente avverse, dato che le nostre energie spirituali hanno una notevole influenza anche sul destino, oltre che sulla mente e sul corpo.
È essenziale dunque che gli Haha‘iyah si sforzino di opporsi sempre, con forza e fiduciosamente, a quelle paludi che altrimenti li imprigionerebbero. Fece bene l’Haha‘iayh Giovanni Paolo II a mantenersi iperattivo fino alla fine: agiva, così, a vantaggio non soltanto della sua Chiesa, ma anche del proprio benessere interiore. E anche Andrej Sacharov, Malcolm X, Bertrand Russell e il giudice Giovanni Falcone: tutti Haha‘iyah pienamente convinti sia di agire per la luce, sia di non aver tempo, con tutto il buio che c’è in giro, per fermarsi a recingere e difendere il terreno guadagnato. Così anche Balzac, che nei suoi novanta romanzi (duemila e più personaggi) parve voler analizzare tutti i possibili aspetti dell’ayin nella società francese; e Frank Capra, con l’inesauribile e invincibile ottimismo dei suoi film: La vita è meravigliosa, È arrivata la felicità, L’eterna illusione, A Pocketful of Miracles (che in Italia divenne Angeli con la pistola)… titoli-slogan da autentico Haha‘iyah militante, che viene giustamente premiato di aver messo tutto l’eccesso delle sue he a disposizione del prossimo. Certo, con il veemente, impaziente impulso di quelle he, non ci si potrà attendere da questi illuminatori una mente meticolosa, sensibile alle sfumature e ai tanti chiaroscuri della verità. Per loro sarà tutto «sì» o «no», bene o male, volumi compatti, slanci diritti e precisi – e, finché staranno andando all’assalto, tutto ciò giocherà certamente a loro favore, perché il bene sarà ai loro occhi ben più netto e maiuscolo del male. Brilleranno, così, in tutte quelle professioni che si fondino sulla speranza in un mondo migliore: dal sacerdote all’artista, dall’architetto al medico, dall’estetista al politico idealista che trascina le folle.
Appena rallentano, invece, capiterà il contrario: l’incertezza, i dubbi, la sospettosità che, come dicevo, spinge gli Haha‘iyah pessimisti a fermarsi a ogni piè sospinto per verificare più e più volte il passo precedente, farà apparire il male circostante molto più significativo del bene, fino a far loro odiare gran parte dell’umanità, e sognare qualcuno che le imponga la ragione con la forza. Qualcosa del genere dovette avvenire a Khomeini, anch’egli nato sotto questo angelo: che da rivoluzionario oppositore del regime dello Shah si trasformò, negli ultimi, lunghi anni della sua vita, in un cupo oppressore. Non credeva, probabilmente, di fare il male del suo popolo; solo, il popolo aveva cominciato ad apparirgli tutt’a un tratto come l’ayin recalcitrante contro l’ideale – la doppia he – che lui aveva individuato: il pugno di ferro divenne inevitabile. Gli Haha‘iyah evitino di cadere in un simile equivoco nella loro vita quotidiana, nella professione o in famiglia: imparino a considerarlo come una vera propria malattia spirituale, a riconoscerne i primissimi sintomi e a prevenirlo, con un tenace allenamento all’ottimismo. Potrebbero per esempio pensare e convincersi che qualcosa, in loro, porti fortuna agli altri, se loro stessi lo vogliono: come una bacchetta magica che agisca a comando. Funziona, come metodo per consolidare il loro umore; e, con un po’ di pratica, può anche diventare vero.
Qualità di Hahaiyah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Hahaiyah sono comprensione, amore e saggezza interiore, discrezione, verità, sensibilità e felicità. Dona temperamento discreto, contenuto e portato all'introspezione. Proprio perché l’angelo concede questi doni, la sua energia opposta può condurre ai difetti e alle difficoltà opposti a queste qualità.
L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Sathiel e rappresenta gli incubi e le inquietudini; porta inganno, angoscia, delinquenza, brutalità e violenza; causa lo scatenarsi di menzogne e pettegolezzi, porta l'individuo a tradire la fiducia che gli altri ripongono in lui.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata ad Hahaiyah si chiama "amore incondizionato". Secondo la Kabbala la capacità di amare (il nostro prossimo come i nostri nemici) conferisce a chi la possiede una forza straordinaria: è un’arma formidabile che favorisce la realizzazione nella vita, e l’ottenimento di gioia e appagamento. La Kabbalah attribuisce a questo Nome il potere di espandere questa ‘arma della Luce’ al fine di neutralizzare, rinunciando a ogni aggressività, perfino i propri nemici.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: cosciente della legge di attrazione, e della verità che i simili si attraggono, ispirato dall’amore incondizionato del Creatore verso le sue creature, io porto amore nella mia stessa vita. Per il potere di questo Nome creo armonia fra me e le altre persone, e tra l’Umanità e il mondo della Natura.

Esortazione angelica
Hahaiyah suscita nei suoi protetti “il sogno” esortandoli a realizzarlo nel mondo attraverso l’espressione dell’amore, che per espandersi ha bisogno di fiducia in sé e nella vita: chiede dunque di impegnarsi per aprirsi alla fiducia e migliorare la propria vita, e infine trasmettere al mondo e agli altri i benefici ottenuti.
Giorni e orari di Hahaiyah
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Hahaiyah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 20 gennaio, 1 aprile, 14 giugno, 29 agosto, 9 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 3.40 alle 4.00. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Hahaiyah è il 1° versetto del salmo 10: Perché Signore ti allontani, nelle gioie e nella tribolazione ti nascondi? (Ut quid, Domine, stas a longe, abscondis te in oportunitatibus, in tribulatione?).

Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, la radice
he-he-ayin di questo Nome risponde alla configurazione:
Il Papa – il Papa – la Torre

da cui la riflessione interiore suggerita dalle domande poste da questi arcani: chiede per ben due volte il Papa (il mediatore, il ponte, l’ideale): cosa dice la Tradizione, la Legge? Che cosa comunico e con quali mezzi? Sto trasmettendo qualcosa a qualcuno? Ho un ideale? chiede la Torre (l’apertura, l’emergere di ciò che sta rinchiuso): con chi o con che cosa sto rompendo? Da quale prigione mi sto liberando? Quali energie si sbloccano dentro di me? Quale festa mi attende?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 15 e il 20 maggio. L'angelo Hahaiyah appartiene al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel. Questa decade in particolare (10-20 maggio) è sotto l’insegna dell’Arcangelo Michele, mentre il segno del Toro cade sotto l'influenza del dolcissimo Arcangelo Haniel. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Hahaiyah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Gaetano Guarino, sindaco; i cittadini vittime della strage alla questura di Milano; il bambino Nunzio Pandolfi; Pino Amato, politico; Massimo D’Antona, economista.

mercoledì 11 maggio 2011

Lauviah 1, angelo 11, dei nati fra l'11 e il 15 maggio

Lauviah 1 è il terzo raggio angelico nel Coro uraniano degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel. Qui governa le energie di Giove. Qui lo indico come "Lauviah 1" perché omonimo di un Angelo Trono di giugno; e come quest'ultimo è detto anche La’awiyah, o Leuviah, o Luviah. Perciò per distinguere fra queste due Energie si dirà Lauviah 1 e Lauviah 2, oppure Lauviah Cherubino e Lauviah Trono. 
Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 20° al 25° del Toro ed è l'Angelo Custode dei nati dall'11 al 15 maggio. I sei Angeli Custodi del Toro, collettivamente, fanno dei loro nati persone serie, responsabili, gradevoli e meritevoli di fiducia; inoltre accordano loro la sicurezza materiale.
Il nome di Lauviah 1 significa “Dio loda ed esalta”
Lauviah 1 si manifesta attraverso l'attrazione. Concede ai suoi protetti che lo invocano grande saggezza, equilibrio e diplomazia; forte capacità di ripresa dalle difficoltà; facilità nel far conoscere il proprio talento, buon esito e fortuna in ogni genere di attività, alti livelli economici e sociali, riconoscimenti e celebrità. Alle doti di ricchezza di Giove, unisce infatti lo splendore di Urano che accorda la notorietà. 
Secondo la Tradizione il codice dei 72 Nomi di Dio è celato nei tre versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14 dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere): "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si pose dietro di loro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro, venendosi a trovare fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele. Questa nube da un lato (cioè per gli uni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per gli altri) rischiarava la notte. Così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri per tutta la notte. Allora Mosé stese la mano sul mare e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con forte vento da Oriente, rendendolo asciutto; e le acque si divisero". La prima lettera del trigramma-radice in questo Nome (Aleph), è l'undicesima lettera del cap. 14,  versetto 19, e dunque la terza lettera del Nome divino (in ebraico "Elohim "). Il trigramma Lav proviene dalle stesse parole da cui discende il Nome dell'Angelo a lui precedente (Aladiah, angelo n° 10): le due prime lettere sono le stesse, all'inverso: là abbiamo aleph e lamed, e qui lamed e Aleph. Il Daleth rappresenta la mano tesa di Mosè ad aprire il mare, questa volta non dando l'idea della mano che dona (come in Aladiah), ma della mano che purifica. Lauviah è la roccia a cui ci si può appoggiare e nello stesso tempo l'elemento che purifica la nostra interiorità. La Lamed rappresenta il pungolo, Aleph il bue, Vav il gancio: nell'insieme il trigramma suggerisce l'idea di fare avanzare il bove con il pungolo, tenendolo sotto controllo con il gancio. Il rebus formato dal trigramma può fare allusione anche al fulmine dell'amore. Il Lauviah cherubino è infatti considerato l'Angelo della folgore, e ci dice che i disastri naturali possono essere conseguenze legate all'azione dello spirito collettivo del'Umanità.
Dice Haziel che Lauviah 1 è portatore di trasformazioni radicali o/e di ispirazioni geniali, sublimi. Inconsciamente, la persona legata a quest'Angelo produrrà intorno a sé effetti catartici. Ciò significa che, solo in virtù della sua presenza, sarà possibile sentirsi più puri, più leali, più lieti, più entusiasti. Tramite le azioni materiali rette, quelle che i migliori sentimenti covano in sé come in un'incubatrice, tutti hanno la possibilità di insediare l'Amore Divino nella società e nel Mondo. Ma i protetti da Lauviah 1 hanno facoltà di diventare letteralmente suoi messaggeri. 
Lauviah cherubino secondo Sibaldi
Questo Angelo (che è l'unico ad avere un "angelo gemello"), forma una sorta di coppia con il La’awiyah dei Troni che presiede ai nati tra l’11 e il 16 giugno. Avendo lo stesso nome di Dio, essi hanno anche funzioni simili. Sono entrambi "Angeli della soglia", benché il primo tra i poderosi Cherubini, il secondo tra i leggeri e amorevoli Troni.
Sibaldi associa questa coppia di angeli ai Dioscuri: la coppia di gemelli celesti dei «divini fanciulli» Castore e Polluce cui Egizi e Greci attribuivano lo stesso compito che hanno i due La’awiyah ebraici: cioè la costruzione e la custodia di ponti tra il visibile e l’invisibile (...) Sempre vicini, benché il primo fosse mortale e dunque più vicino alla terra, e il secondo immortale e tutto celeste; per gli egizi erano i due figli del Dio supremo Ra: S’u, il dolce signore dell’aria, e Tefnut, simile a una fiamma che può d’un tratto divampare e sgomentare. Il La’awiyah di maggio si direbbe più affine a Tefnut: la lettera aleph, nel suo Nome, esprime soprattutto forza inesauribile, mentre nel La’wiyah di giugno l’aleph è piuttosto un’immagine dell’intensità e profondità degli affetti. Ma i due La’awiyah in qualche modo si integrano a vicenda: i protetti di entrambi hanno accesso agli stessi doni, così come entrambi condividono i rischi che tali doni comportano. Sempre Sibaldi dice che primo compito dei La’awiyah è capire che il loro io può abitare la comune realtà solo in parte: essi sono, sempre, anche altrove; la loro mente, i loro talenti e le loro aspirazioni appartengono in larga misura, appunto, all’Aldilà, a quel versante dell’universo, cioè, in cui tempo e spazio hanno altre leggi, e l’intuizione corre più rapida e fa scoprire cose strane. A un certo punto della loro vita i La’awiyah potranno, per esempio, accorgersi tutt’a un tratto di sapere cose che non hanno mai imparato, o di ricordare avvenimenti che non hanno vissuto. Perciò sarà essenziale per loro fare attenzione a non cadere in credenze superstiziose, né in resistenze ateistiche altrettanto rigide, con cui molti si difendono dai misteri. Per la loro realizzazione i Lauviah devono accettare questa meravigliosa dote, che se non coltivata lascia la loro esistenza monca, senza scopo e senza gioia, con la perenne impressione di essere in ritardo, di essere attesi da qualche parte, da qualcuno che, chissà perché, non si fa mai vivo. (...) rimpiangono così situazioni e figure perdute per sempre. Ma non è vero: credono di sognare e rimpiangere, e sono solo maschere della loro esitazione. Non appena superano, invece, quella soglia tra "Aldiqua" e "Aldilà", nella loro vita irrompe l’abbondanza, e in ogni senso. Può avvenire in molti modi, non necessariamente per teologia o medianità: per alcuni quel superamento assume forme più concrete, magari un trasferimento all’estero, la passione per l’archeologia o per la psicologia del profondo. Varcato uno qualsiasi dei confini che per loro ha sempre un travolgente valore simbolico, i La’awiyah cominciano non soltanto a sentirsi liberi e interi, ma si ritrovano proprietari di splendide qualità pratiche, indispensabili per ottenere successo e per goderne: versatilità, intuito, fascino, grande voglia di lottare per affermarsi, allegria, coraggio e in particolar modo un’espansività, una luminosa capacità di provare amore per la gente e di comunicarlo apertamente. Quando invece non osano, quelle che sarebbero state le loro ottime qualità si manifestano sottoforma di opprimenti difetti che incarnano l'esatto contrario delle loro potenzialità. Un rischio scongiurato da tutti i La’awiyah che decidono di affrontare il Mistero e diventare dei ricercatori: quando questo avviene, in qualunque modo lo facciano, purché al servizio di una buona causa, la loro vita comincia davvero a splendere e a irradiare la sua luce sugli altri.
Qualità di Lauviah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Lauviah 1 sono resistenza, entusiasmo, altruismo, perseveranza; voglia di riuscire e utilizzo dei propri privilegi al servizio dei bisognosi. Le attività che favorisce sono azioni intraprese al servizio dell'Umanità, sia nel campo lavorativo che nel volontariato. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Batriel e rappresenta i disastri naturali. Domina l'ambizione, ispira l’orgoglio morboso e contemporaneamente avvilimento, cioè presunzione senza amore di sè. Causa gelosia, amoralità, falsità, calunnia. Le distorsioni in cui possono incorrere le personalità Lauviah sono stravaganza, avversione verso gli altri, eccessi, senso di vuoto per amore di "attaccamento" e interessi volti solo a valori materiali.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a questo Nome si chiama: "tutte le forze minacciose sono espulse da qui". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione delle sue lettere fornisce lo strumento meditativo più efficace a bandire le tracce diaboliche neutralizzando tutte le energie ostili e purificando l'ambiente in cui si opera. 
Meditazione - Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: La Luce di questo Nome disattiva l'energia negativa e pulisce il mio ambiente.
La Tradizione ci insegna però a invocare entrambe le energie Lauviah: i protetti del Lauviah Cherubino, pregando anche il suo più dolce e interiorizzato "angelo gemello" del Coro dei Troni, attiveranno anche i suoi doni; in particolare la capacità di ripresa dalle sofferenze del corpo e dello spirito e l'attitudine a vivere in uno stato di costante gioia di vivere. Secondo la Kabbalah la meditazione nel Nome del Lauviah Trono si chiama "la più grande delle vie di fuga" (il potere di questo nome porta la via di uscita dai nostri desideri dettati da inclinazioni egoistiche e dalla mentalità dell' "io prima di tutto" che determina il dolore e le difficoltà. Al loro posto guadagno il vero della vita e doni duraturi, famiglia, amicizia e appagamento). 
Esortazione angelica
Lauviah 1 esorta i suoi protetti a utilizzare le proprie doti per gettare ponti e a invocare la sua energie per ottenere vittorie nel nome dell'Amore: divenendo soccorritori dei piccoli da un lato, messaggeri presso i grandi, dall'altro. 
Giorni e orari di Lauviah
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Lauviah 1 è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 19 gennaio, 31 marzo, 13 giugno, 28 agosto, 8 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 3.20 alle 3.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Lauviah 1 è il 47° versetto del Salmo 17: Vivit Dominus et benedictus Adiutor meus et exaltetur Deus salutis meae (Viva il Signore, sia benedetto il mio Soccorritore ed esaltato il Dio della mia salvezza).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, la radice (lamed-aleph-waw) del Nome risponde alla configurazione:
L'Appeso - il Mago - l'Innamorato
da cui la riflessione che nasce dalle domande poste da questi arcani: chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore? chiede il Mago (l'inizio, la scelta): che cosa sto cominciando a fare? che cosa sto scegliendo? come posso canalizzare la mia energia? chiede l'innamorato (l'androgino divino, il libero arbitrio, la ricerca della Luce): in quali relazioni sono coinvolto? che scelte devo operare?  
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra l'11 e il 15 maggio. L'angelo Lauviah 1 appartiene e al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel. Questa decade in particolare (11-20 maggio) è sotto l’insegna dell' Arcangelo Michele. Il segno dei Gemelli nel suo complesso, invece, cade sotto l'influenza di Haniel, l'Arcangelo della Bellezza.
Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Lauviah 1. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita. Nel caso particolare di questo angelo, inoltre, ricordo che è opportuno conoscere e invocare anche la sua energia "gemella", che trovate QUI.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Alfredo Albanese, della polizia di Stato, e Domenico Noviello, imprenditore.

venerdì 6 maggio 2011

Aladiah, angelo 10, dei nati fra il 6 e il 10 maggio


Aladiah, o ’Aladiyah è il decimo Soffio e il secondo raggio angelico nel Coro uraniano degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel, dove governa le energie Urano - Saturno. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° del Toro ed è l'Angelo Custode dei nati
dal 6 al 10 Maggio. I sei Angeli Custodi del Toro, collettivamente, fanno dei loro nati persone serie, responsabili, gradevoli e meritevoli di fiducia; inoltre accordano loro la sicurezza materiale.
Il nome di Aladiah significa “Dio propizio e favorevole”
Il dono dispensato da Aladiah è la GRAZIA DIVINA.
Questo Custode rappresenta il perdono del KARMA relativo all'incarnazione attuale - dunque non in senso generale, come è il caso di Haziel (altro Cherubino). Domina sulle malattie e le pestilenze; in particolare la rabbia e la peste. Concretamente significa che la sua influenza agisce concretamente nel contrastare le malattie mentre, sul piano sottile e simbolico, contrasta anche il diffondersi di mentalità distruttive che insidiano l'uomo appestandone l'anima. Aladiah risponde dunque alle invocazioni per ottenere guarigioni e dona ai suoi protetti potente facoltà di curare; grandi doti per le carriere nello spettacolo, nell'insegnamento e nella medicina. Ammortizzando e ripercuotendo le energie di Urano e Saturno, egli le conduce fino alle realtà materiali. Invocandolo, la persona può dunque liberarsi del proprio passato, di qualunque difficoltà o costrizione penosa, per ricominciare daccapo, totalmente rinnovata. In primo luogo, si rigenera il corpo, si guariscono gli altri e se stessi (soprattutto le ossa, governate da Saturno), poi è la volta della rigenerazione morale e, con essa, giunge la cancellazione di tutte le colpe e degli errori passati. Dice Haziel che Aladiah ha il compito di promuovere l'Amore e la Saggezza/Sapere che promanano dalle energie amministrate dall'Arcangelo Raziel; è per sua influenza che l'Amore assume forma materiale. Per suo tramite la persona si sente spronata a costruire saldamente la Saggezza emanata dall'Alto, ciò significa che tutte le sue attività materiali recheranno il marchio dell'Amore Superiore, Divino. (...) in virtù di questo Cherubino il lavoro umano avrà esiti felici; occorrerà a tale scopo che esso sia collettivo, orientato verso la creazione di spazi sociali in cui le energie, le doti e i poteri dispensati da Raziel potranno manifestarsi e radicarsi con il massimo vigore. Egli aiuterà con la massima efficacia chiunque consacri la propria esistenza all'edificazione sulla Terra di ciò che è divino. Esaudisce le preghiere di guarire dalle malattie, agisce sul sistema immunitario e dona costante salute fisica. Fornisce energia curativa e l'attitudine ad ascoltare e a guarire gli altri. Concede buona sorte nelle imprese, anche ardue, buon esito e fortuna in ogni genere di attività, celebrità, stima collettiva. Protegge i segreti che desideriamo celare per buone ragioni.
Aladiah secondo Sibaldi
Dice Sibaldi che questo Cherubino occupa un posto speciale tra i numerosi Angeli che elargisono la rara Energia Yod (o "energia curativa" - una potente forza ambivalente che potremmo definire tipica dei medici e delle persone di spettacolo). Infatti colpisce "l’abbondanza, l’irruenza addirittura, con cui quella duplice energia si manifesta nei protetti da questo Angelo, quando essi accettano di usarla. Tra i medici, fu un ’Aladiyah il più famoso professore del XX secolo: Sigmund Freud. Nello spettacolo, gli ’Aladiyah sono una fitta e luminosissima costellazione: Rodolfo Valentino, Gary Cooper, Fred Astaire, Fernandel, Orson Welles, Rossellini, Scola, Glenda Jackson… oltre a ipnotici e non meno famosi showman della scena politica, da Robespierre a Eva Perón. Importantissima in questo Nome angelico è, evidentemente, la lettera daleth, il geroglifico della generosità: a garantire la loro ascesa è, infatti, proprio la capacità di donare, di donarsi, di aprire tutto di sé agli altri, sia che si tratti dei recessi della propria psiche (come fu per Freud e Welles), sia del proprio cuore (Evita in Argentina), sia di quella profonda dolcezza che riempiva il temperamento di Valentino, Cooper, Astaire, Fernandel, e che da loro fluiva inesauribile nell’anima del pubblico. Darsi, e trovare in se stessi che cosa dare, è veramente il loro compito e il loro insegnamento: e anche, naturalmente, individuare gli ostacoli a tale generosità, e il modo di eliminarli. Quanto a individuare ostacoli negli altri, gli ’Aladiyah sono particolarmente bravi – ed è qui, soprattutto, che le loro doti terapeutiche e quelle teatrali mostrano la loro origine comune: come sappiamo, medici o attori, gli ’Aladiyah si sentono guidati a comprendere con straordinaria precisione le ragioni dei comportamenti altrui, e a risalire attraverso quelle alle cause dei conflitti e degli errori che, bloccando la vitalità, danneggiano la salute e lo spirito. Poi, curando o recitando, aiutano i loro pazienti o il loro pubblico a vedere indimenticabilmente quelle cause. Il che è già cominciare a guarire; un conflitto interiore, un blocco, quando ci viene mostrato cessa già di essere tale: si scorgono possibilità migliori e più grandi, al di là di esso, e ciò permette di liberarsene. Gli ’Aladiyah possiedono dalla nascita il segreto operativo di tale liberazione psicologica. La loro felicità è nell’accorgersene, adoperandolo per il loro prossimo. Quando lo adoperano invece per se stessi, fanno più fatica. Curiosamente, ci mettono sempre molto tempo a capire che il loro ostacolo personale è uno solo, e semplicissimo: banale egoismo – l’accontentarsi cioè di quel che già si è, o di ciò che già si ha in un qualunque momento della vita, e il volerlo tenere per sé. Il loro impulso a crescere e a far crescere è come un fiume in piena: se lo si vuol fermare, provoca disastri. Guai, per esempio, a quegli ’Aladiyah che si innamorino dell’importanza che credono di aver conquistato: in breve tempo diventano sorprendentemente ottusi, cupi, insicuri; finiscono per cacciarsi loro stessi in inestricabili grovigli di conflitti ed errori; oppure si abbandonano a un senso di inutilità e di angoscia che li spingerà inevitabilmente allo spreco delle proprie ricchezze. Per prevenire tutto ciò, va consigliato loro un modo di cautelarsi che per chiunque altro sarebbe paradossale: cercare, possibilmente come partner, una persona che ritengano molto superiore a se stessi e dedicarle il meglio di ciò che hanno o fanno, in totale adesione. In una parola, stabilire una dipendenza. Suona orribile, certo: ma nel loro caso è il sistema più semplice e sicuro per dare e fare di più, per mantenere attiva, insomma, la loro daleth, la generosità. E solo a tale condizione, anche nella vita pubblica il loro talento continuerà a farli splendere e salire. Gli ’Aladiyah sanno bene d’altra parte di avere la tendenza a dipendere da qualcuno: fin dall’adolescenza la loro intensa affettività li spinge a sognare il grande amore come la cosa più importante della vita, e nessuno è più bravo di loro nello sgomentare un amante con eccessi di premure e di tenerezze. Gli amanti mediocri fuggono: poco male! L’’Aladiyah affinerà il modo di selezionarli. Con il tempo, ancor più che un compagno, comincerà a cercare anche un superiore da ammirare e al quale, di nuovo, dedicarsi interamente, diventando un fedele e appassionato esecutore; poi magari vorrà un maestro spirituale a cui obbedire in tutto. Ma solo fino a che non comincerà a scoprire (il che avviene agli ’Aladiyah più evoluti) quel magnifico Eroe che in realtà esiste dentro di lui, e di cui tutte le persone che aveva adorato fino ad allora erano solo proiezioni. La riuscita degli ’Aladiyah – in ogni campo della loro esistenza – è commisurata appunto a questi diversi gradi di dipendenza e al livello delle persone da cui decidono di dipendere: è del tutto normale, cioè, che gli ’Aladiyah dicano «Quando stavo con il tale… » o «Quando credevo nel tal’altro…» per indicare le tappe della propria evoluzione interiore. Tanto più utile è che coltivino il più possibile il loro buon gusto, la loro cultura. Ciò che nell’ambiente in cui vivono è brutto o banale ha infatti il potere non soltanto di deprimerli, ma di influire pesantemente sulla scelta delle persone da idolatrare e del modo, anche, in cui idolatrarle: se, per esempio, la realtà circostante ha frustrato da troppo tempo la sua esigenza di bellezza esteriore e interiore, un ’Aladiyah può facilmente individuare, come suo ideale o guru, una persona di poco conto, e illudersi che sia splendida, e lasciarsene plagiare, nel generoso tentativo di adeguarsi al suo livello, pur di dare qualcosa di sé a qualcuno; oppure la banalità può intossicarlo a tal punto da fargli venerare semplicemente i personaggi alla moda, perdendosi così nel gruppo, nella massa, e finendo per dipendere soltanto da quest’ultima. Il peggio, in questi casi, è che l’intontimento, il conformismo e i cattivi modelli gli faranno perdere la voglia di essere se stesso, e di agire così come la sua Energia Yod esige da lui". Questo è il tragico rischio insito nel prezioso dono dell'energia curativa Yod, che - appunto - è ambivalente: come un coltello affilato, va tenuta per il manico, se presa dal lato sbagliato ferirà profondamente e senza avvisare, colpendo direttamente chi la possiede. Infatti, anche l'Aladiah di cui stiamo parlando: "non verrà perdonato. Sappiamo che quell’Energia si vendica spietatamente quando non la si utilizza: comincerà con l’ipocondria e proseguirà producendo quelle stesse malattie del corpo o dell’anima che l’’Aladiyah, se l’avesse usata, avrebbe potuto guarire". Questo Angelo suggerisce un segreto semplice: hai in mano un grande potere, stai attento a come lo usi. Se agirai in modo inconsapevole potrai mettere in moto forze distruttrici che potranno sfuggirti di mano, colpire gravemente te come il mondo intorno. Se però imparerai a usarle, potrai avere totale successo e aiutare il mondo, arrivare davvero lontano. Un po' come avere in mano una Ferrari potentissima: diventeremo Schumaker o andremo a schiantarci contro un muro dopo aver investito qualcuno? dipende... ci rendiamo conto della velocità e dell'impatto che può raggiungere? abbiamo la pazienza di imparare a guidare? Il libretto di istruzioni è nel geroglifico del tuo Angelo, che cela il concetto: "Il mio potere cresce nel dare". Insomma, se vuoi usare bene il tuo potere, e guadagnare da esso, in primo luogo devi dare: fiducia a te stesso, tutto te stesso agli altri.
Qualità di Aladiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Aladiah sono bontà, simpatia, aiuto reciproco, compassione, dignità, rispetto. Proprio perché concede questi doni, quanto più l'individuo non asseconda la propria natura angelica, tanto più potrà presentare difetti opposti a queste qualità.
L'angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Ezékiel e rappresenta la decadenza morale; causa trascuratezza e insensibilità verso i propri bisogni e quelli degli altri. Influisce sulle persone inducendole a trascurare la propria salute, gli studi, gli affari, i propri cari, le proprie esigenze profonde. Causa autolesionismo, sadismo, masochismo, mancanza di amore e di stima di sè.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata ad Aladiah si chiama "lo sguardo può uccidere; addolcisco lo sguardo". La Kabbala attribuisce a questo Nome il potere, da un lato, di vincere la tendenza umana a guardare male la vita e gli altri, sentendosi dunque isolati e senza sostegno; dall'altro, di neutralizzare lo sguardo malevolo delle altre persone. La vibrazione delle sue lettere fornisce dunque uno strumento meditativo per guardare sè stessi e gli altri con sguardo più amorevole, vanificando anche la malevolenza altrui.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome si riduce la mia malevolenza e sfiducia. Uno scudo di energia positiva mi circonda donandomi protezione contro le occhiate negative, gli sguardi invidiosi e le intenzioni meschine degli altri.
Esortazione angelica
Aladiah esorta a impegnarsi per aprirsi alla fiducia e migliorare la propria vita, e infine trasmettere agli altri i benefici ottenuti.
Giorni e orari di Aladiah
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Aladiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 18 gennaio, 30 marzo, 12 giugno, 27 agosto, 7 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 3.00 alle 3.20. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Aladiah è il versetto " Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te (Sal. 33,22 – Sia la tua grazia, Signore, su di noi, così come noi abbiamo sperato in te).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, la radice aleph-lamed-daleth di questo Nome risponde alla configurazione:
Il Mago - l'Appeso - l'Imperatore
da cui la riflessione interiore costante, suggerita dalle domande poste da questi arcani: chiede il Mago (l'inizio, la scelta): che cosa sto cominciando a fare? che cosa sto scegliendo? come posso canalizzare la mia energia?
chiede l'Appeso (sosta, meditazione, dono di se stessi) che cosa devo sacrificare? che cosa devo dare di me stesso? cosa devo fermare? cosa devo ascoltare? verso quale punto devo rivolgere la mia ricerca interiore?
chiede l'Imperatore (stabilità, dominio sul mondo materiale) come va il mio lavoro, la mia vita materiale? cosa sto costruendo? in che rapporti sono con mio padre, con l'idea di potere?
Come sapete, il codice dei 72 Nomi di Dio è celato nei tre versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14 dell'Esodo (ciascuno composto da 72 lettere): "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si pose dietro di loro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro, venendosi a trovare fra l'accampamento degli Egiziani e quello di Israele. Questa nube da un lato (cioè per gli uni) era tenebrosa, dall'altro (cioè: per gli altri) rischiarava la notte. Così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri per tutta la notte. Allora Mosé stese la mano sul mare e l'Eterno, durante tutta la notte, ritirò il mare con forte vento da Oriente, rendendolo asciutto; e le acque si divisero". La Aleph, prima lettera del trigramma di questo Angelo, ci dice che l'Eterno ci è propizio se ci lasciamo istruire, e accettiamo che - attraverso il Lamed (lettera centrale del trigramma), sia liberata la nostra forza. Il Daleth rappresenta la mano, tesa nel dare (e il gesto di Mosé che tende la mano verso il Mare per aprirne le acque). Il decimo soffio, cioè Aladiah, è anche una chiave della favola della lampada di Aladino. Il Mago (Aleph), seguito dall'Appeso (Lamed) che rappresenta la spinta a sviluppare ricerca interiore, sfociano nell'Imperatore (Daleth), cioè il potere: la liberazione del genio che stava imprigionato. Egli ti dice: "I tuoi desideri sono i miei ordini". Ti obbedirà fedelmente, ma ormai, chi è chi? la verità è che i tuoi stessi desideri sono ormai quelli divini: il potere è tuo. Perché discende proprio dall'essere servo generoso e devoto, consapevole del tuo proprio mandato; che è divino.
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 6 e il 10 maggio. L'angelo Aladiah appartiene al Coro degli Angeli Cherubini guidato dall'Arcangelo Raziel. Questa decade in particolare (1°-10 maggio) e il segno del Toro nel suo complesso cadono entrambi sotto l'influenza del dolcissimo Arcangelo Haniel.
Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Aladiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco. Infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono Michele Abbate, sindaco; Emanuele Busellini, cittadino; Peppino Impastato, attivista politico.