perché il semplice saperlo è un seme; se il terreno è pronto una verità che lo incontra vi si annida e inizia a germogliare

Nel nome del Signore, Dio d’Israel, sia Michael alla mia destra, Gabriel alla mia sinistra, dinanzi a me Uriel, dietro a me Raphael.

E sopra la mia testa la divina presenza di Dio. (preghiera ebraica)

venerdì 11 febbraio 2011

Damabiah, angelo 65, dei nati fra il 10 e il 14 febbraio

Damabiah, o Damabiyah, è il 65esimo Soffio, primo raggio angelico nel Coro lunare degli Angeli Angeli guidato dall’Arcangelo Gabriele, nel quale governa le energie di Urano. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 20° al 25° dell'Acquario ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 10 e il 14 febbraio. I sei Angeli Custodi dell'Acquario, collettivamente, ispirano ai loro protetti amore per la natura, idealismo, apertura mentale, interesse per le innovazioni.

Il nome di Damabiah significa “Dio fonte di saggezza”.


Il dono dispensato da Damabiah è SAGGEZZA ILLIMITATA.
Nel Testo Tradizionale Damabiah è indicato come Fonte di ogni Saggezza che trasmette al suo protetto un flusso continuo che, nell’animo di quest’ultimo, diventa Amore e si esprime all’esterno sotto forma di Bontà. Combatte i sortilegi, le maledizioni e le maldicenze. Se agisce come Custode trasforma costantemente il Male in Bene proteggendo il suo assistito da ogni cattiveria o negatività. i suoi nemici urteranno contro un invisibile muro protettivo.
Dona ricchezza e fortunato esito nelle attività aventi attinenti all'Acqua (sorgenti, fiumi, mari) e ai Sentimenti. Dice Haziel che Damabiah dispone di una sorta di tubo catodico capace di captare, nell’area che circonda i suoi protetti, tutto ciò che è affine alla loro struttura mentale, e di metterlo a disposizione della persona stessa: di conseguenza, allorché l'angelo è attivo (perché custode o perché invocato), il soggetto si sentirà lieto in seno a un gruppo di amici, ove lavorerà sereno, in un sodalizio caratterizzato da serena convivialità; il lavoro d'équipe porterà a risultati decisamente positivi. Un problema può nascere se la persona va alla ricerca per deliberato proposito di esperienze individuali, ma al contempo si vede costretta a lavorare (anzi, a vivere) nell’ambito di una comunità: in tal caso l'esito sarà meno brillante, giacché diventerà operativo un influsso in apparenza simile, ma in realtà diametralmente opposto (quello cioè esercitato dall’Angelo dell’Abisso). La persona sarà portata a meditare sul significato delle cose e degli eventi e dunque a professioni quali il docente, il filosofo, l’inventore.
Damabiah secondo Sibaldi
Nella radice del nome c'è il concetto: "Ciò che posso dare è chiuso in casa". La persona Damabiah è spesso come una bellissima nave ferma al molo: potrebbe salpare, anzi dovrebbe, e al più presto, perché non c’è nulla qui intorno che le possa servire, mentre al di là dell’orizzonte troverà terre nuove e ricchezze. Ma per qualche strano incantesimo la nave rimane qui: il capitano ha terrore dei naufragi e, neanche a farlo apposta, tutte le volte che la nave si è avventurata al largo c’è stato qualcosa che non andava, ed è dovuta tornare precipitosamente. I mesi, gli anni passano. La nave rischia di diventare un monumento alle occasioni perdute, un monito a chiunque la veda: «Non fate come me!» E l’equipaggio vive di piccoli lavori nei docks e negli uffici del porto. Somiglia a un incubo, sì. E i Damabiyah lo conoscono bene, proprio come i loro quasi gemelli, gli Yeyay’el dei Troni. Sia gli uni sia gli altri devono o hanno dovuto superare quell’incantesimo, per scoprire le loro autentiche qualità e possibilità immense. E che cosa fa più paura: uscire dal porto e abbandonare tutto ciò a cui si era fatta l’abitudine, oppure reggere all’emozione che suscitano il mare profondo, l’orizzonte piatto, la notte senza luci umane intorno? Per i Damabiyah, questa scelta diventa facilmente motivo di panico. Ma la profondità e l’immensità che tanto li terrorizzano sono, naturalmente, in loro stessi: il mare è soltanto l’immagine delle loro potenzialità e della potenza dei loro sentimenti – che sentono essere sconfinate – e del loro meraviglioso desiderio di libertà, che, non appena vi pensano, sembra accelelerare in loro come l’inerzia di chi stia precipitando. Non osano fidarsene, e non per viltà, si badi, ma per una specialissima forma di avarizia. Il fatto è che non vogliano spendersi. Amano troppo se stessi: le acque del porto sono per i Damabiyah come lo specchio d’acqua in cui si contemplava Narciso. In alto mare e in altri continenti – negli occhi di altra gente, nel cuore di qualcun altro – troverebbero magari molte cose interessantissime, ma dovrebbero rinunciare a quelle infinite sfumature di tenerezza che provano a casa loro, quando contemplano i propri occhi, il proprio cuore, nella loro cornice consueta: le abitudini, la famigliola, gli amici… «Chi si volta indietro non è degno del Regno dei cieli», ammoniva Gesù. I Damabiyah lo sanno, e sospirano in porto.
Abilissimi nel costruirsi appositamente lacci e ricatti, possono elencarvi mille motivi per non partire. Incostanza, voglia di raccoglimento, ripugnanza per la praticità, stravaganze, volubilità, insufficiente approvazione e incoraggiamento da parte di parenti o maestri, manie, superstizioni, rancori, sensi di colpa, doveri, affetti, crediti, debiti, promesse… Ma sono soltanto pretesti. E c’è di peggio: per impedirsi di uscire in mare ricorrono anche ai plagi, proprio come gli Yeyay’el, e sono altrettanto bravi nello scegliersi partner che li incatenino. Mobilitano al contempo tutta la loro agilissima, cavillosa e testarda intelligenza, per non lasciarsi aprire gli occhi da nessuno sul danno che stanno facendo a se stessi.
In compenso, durante la loro vita in porto possono diventare ottimi arredatori, cultori della tradizione ed esperti di tutti i meandri dell’anima domestica o addomesticata. Tra i più celebri Damabiyah non salpati si annoverano Boris Pasternak, che nel Dottor –ivago narra appunto di un eroe che non seppe salire sulle navi che gli offriva il destino; Georges Simenon, con la sua splendida galleria di crimini fatti in casa, di case-trappole mortali, di vite vissute e distrutte tra i muri; Edison, che guarda caso inventò proprio l’oggetto che sarebbe divenuto più indispensabile nelle case di tutto il mondo, la lampadina elettrica, e varie altre apparecchiature celebri come il fonografo, il telegrafo duplex e il microtelefono, che hanno reso i nostri porti personali un po’ più ameni e hanno permesso di comunicare con il resto del mondo senza doverne per forza uscire. I Damabiyah, invece, che sono riusciti a spezzare la propria linea d’ombra e a prendere il largo, mostrano spesso la tendenza a distruggere qualche simbolo di prigionia, di immobilismo, come per celebrare meglio la propria vittoria sulla parte di se stessi che avrebbe voluto restare: così, il Damabiyah Abramo Lincoln, che scatenò una guerra civile per abolire la schiavitù; o Brecht, che per tutta la vita lottò contro gli aspetti damabiani della società capitalistica; e soprattutto Darwin, che per elaborare le sue teorie decise di salpare (guarda caso!) per un viaggio attorno al mondo, e in cinque anni di navigazione escogitò per l’appunto la dottrina dell’evoluzione, cioè dell’universale necessità di non fermarsi a quel che già si ha e si è. Lincolniani, brechtiani e darwiniani, a quel che ho potuto constatare, sono in un modo o nell’altro tutti i Damabiyah che abbiano saputo scoprire la profondità delle passioni e l’odio dei limiti: che ci siano riusciti rompendo con la famiglia, o divorziando, o licenziandosi da un lavoro che li abbruttiva, una volta spiegate le vele si fanno un dovere di predicare su grande o su piccola scala la liberazione da qualcosa. Sono magnifici insegnanti, godono nell’essere esempi, hanno la vocazione del Principe Azzurro: e il mondo è talmente pieno di Belle Addormentate.
Qualità di Damabiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Damabiah sono saggezza e diplomazia, anelito alla conoscenza; tendenza all'approfondimento. Spontaneità e vivacità di spirito, intuizione dei Mondi Superiori, amore e rispetto per l’Acqua.
L’Angelo dell’Abisso che contrasta Damabiah si chiama Elaphon e rappresenta i sortilegi e l'incredulità. Ispira tempesta e naufragio emozionali e fisici, confusione dei sentimenti. Causa tutto ciò che di dannoso sia collegato al mare e ai fiumi: tempeste, naufragi, alluvioni.
Meditazione associata al Nome: Timore di Dio
La meditazione associata a Damabiah si chiama "timore di Dio" inteso come coscienza di quanto tutto sia connesso: maltrattare qualcuno è come infilare le dita in una presa elettrica, venendo colpiti da una scarica che altrimenti non ci avrebbe danneggiato. Non è dunque l'energia elettrica che va temuta, ma l'azione che ci può mettere in contatto pericoloso con essa; il "timore di Dio" è la coscienza delle conseguenze future delle nostre azioni.
Secondo la Kabbalah questo Nome fornisce il potere di valutare attentamente le cose nella loro realtà.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: nel mio cuore prendo coscienza della scintilla divina presente in ogni essere. Percepisco la conseguenza di ogni parola e di ogni azione, comprendo che condividere con gli altri fornisce anche a me precise conseguenze dirette.
Giorni e orari di Damabiah
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Damabiah è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 13 marzo, 26 maggio, 9 agosto, 21 ottobre, 1 gennaio; ed egli governa, ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 21.20 alle 21.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Damabiah è il 13° versetto del Salmo 89: Convertere, Domine, et usque quo? Et deprecabilis esto super servos tuos (Volgiti, Signore, fino a quando? Muoviti a pieta’ dei tuoi servi.
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, dunque la radice (daleth-mem-beth) di questo Angelo (invertendo la posizione delle lettere della radice) risponde alla configurazione: "la Papessa - la Morte -l'Imperatore"
Da questo si può trarre la riflessione interiore che nasce dalle domande poste da questi arcani: chiede la Papessa (gestazione, accumulo): cosa nascondo? cosa sto accumulando? cposa c'è di intatto dentro di me? cosa devo studiare? in che rapporti sono con mia madre? chiede la Morte (trasformazione profonda, rivoluzione, chiusura di un ciclo): qual'è la mia ira? cosa deve morire in me? cosa devo lasciar andare? chiede l'Imperatore (stabilità e dominio sul mondo materiale): come va il mio lavoro? e ma lia vita materiale?cosa sto costruendo? in che rapporti sono con mio padre, e con l'idea di potere?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 10 e il 14 febbraio. L'angelo Damabiah appartiene al Coro degli Angeli Angeli guidato dall'Arcangelo Gabriele.
A questa decade in particolare (10-19 febbraio), sovrintende poi l'Arcangelo Michele, mentre al segno dell'Acquario sovrintende complessivamente l'Arcangelo Raziel. Con questi link vi reinvio a tali entità angeliche: i nati in questi giorni sono invitati a consultarle, insieme a quella del loro Angelo Custode Damabiah. Infatti anche le energie di questi Arcangeli sono al loro fianco; infine bisogna ricordare che una specifica influenza sulla persona è esercitata anche dall'Angelo che aveva reggenza nell'orario della nascita.
Cambiando argomento
Cambiando argomento, ma non troppo, i "santi laici" di questi giorni sono: Lando Conti, vicesindaco, Vittorio Bachelet, giurista e politico Tullio De Micheli, imprenditore, Riccardo Palma, magistrato.

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